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C’è anche la Piombino dei… sospiri

PIOMBINO – Si lavora, si crea, s’investe. Eppure c’è anche chi sospira nella Piombino dei sospiri. Pare che siano in molti, a cominciare dalla stessa AdSP (del piombinese Luciano Guerrieri…che ne soffre più di tutti) per continuare con quella parte di imprenditoria portuale che da tempo attende una definizione delle concessioni demaniali in sospeso nel porto “nuovo”, ovvero quello realizzato con i fondi della mancata demolizione della Costa Concordia.

Anche la PIM, ovvero Piombino Industrie Marittime, malgrado continui a investire, con la prossima presentazione del nuovo grande capannone per costruzioni e refitting, ha i suoi sospiri: prima di tutti, a quello che si può capire, la mancanza di una banchina, “scippata” a suo tempo per piazzarvi il rigassificatore galleggiante di ENI.

PIM è nata, come ricorderemo, per operare su navi e imbarcazioni: l’averle tolto la banchina sta costringendo la joint-venture tra San Giorgio del Porto e Neri Group a rivedere parte dei suoi programmi, non senza problemi. Si aspetta anche, a quanto si dice, che lo “scippo” della banchina venga compensato da altre aree in concessione. Ma è sulle concessioni che nascono i problemi, perché ci sono parecchie richieste in competizione: tra queste, ancora quella di Manta (sbarco auto da nave) e l’importante richiesta di Gas and Heat Spa che non ha più spazi sul Canale dei Navicelli di Pisa.

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Il rigassificatore galleggiante a sua volta lascia aperte alcune ipotesi non meglio definite. Rimane anche dopo i tre anni concordati, per trasferirsi davanti alla Liguria? L’ENI ha già fatto sapere di avere perplessità (ovviamente anche sui costi) di un’operazione che a Piombino non sembra più tanto sollecitata. Inoltre, anche se il trasferimento dovesse esserci, rimane in loco tutto l’impianto a terra, che costituisce un importante e ingombrante insieme di stazioni di controllo, maxi-tubazioni e raccordi fino alla rete nazionale del gas, ben in retroterra. Secondo una delle più importanti agenzie marittime piombinesi, la “Golar Tundra”, ovvero la nave rigassificatrice, non crea problemi: come li creerebbe tutto il lavoro di riadattamento del sito di banchina, dei piazzali relativi eccetera.

Infine c’è il tema della “neverending story” della bretella superstradale tra Porto e statale Aurelia a Follonica: dopo decenni di rinvii, parte della bretella è stata finalmente allargata, ma rimangono ancora i settori più complessi. Ed è evidente che per un reale utilizzo delle aree ancora in designazione la funzionalità dell’intera bretella finalmente allargata e veloce è condizione sine qua non.

(A.F.)

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Pubblicato il
16 Marzo 2024
Ultima modifica
19 Marzo 2024 - ora: 12:12

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