Pannelli cinesi, niente stop dalla UE
ROMA – Il fotovoltaico si, ma quale? Da un lato c’è il necessario sostegno ai produttori locali di pannelli solari, dall’altro l’urgenza di raggiungere i propri obiettivi climatici. Così il capo della politica energetica dell’Ue, Kadri Simson, è chiara nel dire che l’Unione europea non può chiudere le porte, ragione per cui non vi sarà alcuna riduzione o messa al bando dei pannelli solari che arrivano dalla Cina.
Secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia, lo scorso anno i Paesi dell’Ue hanno installato livelli record di capacità solare, il 40% in più rispetto al 2022. La maggior parte di questi pannelli e componenti provenivano dalla Cina – in alcuni casi, il 95%.
Il problema sembra essere che la produzione nazionale si è rivelata troppo cara, con la chiusura delle fabbriche tra i pochi produttori di pannelli solari in Europa. Così l’industria è andata a cercare un sostegno di emergenza da Bruxelles, includendo anche eventuali restrizioni commerciali sulle importazioni cinesi con cui le aziende europee hanno fatto fatica a competere.
E non solo: ad oggi l’industria fotovoltaica europea si trova a dover fare i conti anche con gli incentivi dell’Inflation Reduction Act, la legge statunitense che supporta le industrie verdi Made in USA.
Un duro colpo, insomma, ma si è appena detto no a misure protezionistiche.
Ci sono diverse proposte su come sostenere la nostra industria, ma chiaramente non possiamo chiudere i nostri confini perché abbiamo bisogno di pannelli solari – ha dichiarato la commissaria europea – Dobbiamo sostenere il nostro settore, ma abbiamo bisogno che tutti i prodotti raggiungano i nostri obiettivi molto ambiziosi.