Est modus in rebus
LIVORNO – Intendiamoci, sulla paradossale vicenda dell’ukase dell’AdSP al benemerito Avvisatore Marittimo livornese, si è già scritto di tutto: e forse anche troppo. Però se è vero che “errare è umano”, è altrettanto vero che perseverare è diabolico. E francamente non si capisce perché a Palazzo Rosciano ci sia chi sembra aver preso come fatto personale la cacciata dell’Avvisatore e della sua torre: malgrado le tante voci in difesa del servizio, tra le quali quelle del comandante marittimo della Toscana e comandante della Capitaneria.
Non è nostro compito, e nemmeno vogliamo assumercelo, quello di trovar la soluzione più logica al problema, diventato una questione da interrogazioni parlamentari quando potevano bastare poche e distensive parole. Per esempio: l’AdSP ha annunciato a spese pubbliche la costruzione della “sua” torre dei servizi sulla calata Orlando, un centinaio di metri più nord della torre azzurra dei Monica. Ci andranno piloti, ormeggiatori, battellieri: tutti servizi altrettanto benemeriti, che – per inciso – non avrebbero bisogno di torri. Perché allora non assicurare a quelli dell’Avvisatore che quando la torre AdSP sarà pronta ci sarà posto in cima anche per loro?
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Il segretario generale dell’AdSP avvocato Paroli ci ha detto cortesemente qualche tempo fa che lo spazio ci sarà, e potrà essere una soluzione. Perché allora nell’ukase preannunciato non si conferma questa importante indicazione, invece – ci dicono – di imporre addirittura un deposito cauzionale ai gestori per la futura demolizione della torre blu? Dicevano i nostri padri latini: Est modus in rebus. Per favore Luciano, per favore Matteo, non avete già abbastanza liti in banchina?
Antonio Fulvi
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