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La COP28, i proclami e i (troppi) dubbi

Nella foto: L’emiro Al-Jaber.

DUBAI – Forse siamo travolti dal pessimismo della ragione (Schopenhauer?) che sta accompagnando gli ultimi giorni di questo grandioso, partecipatissimo ma ad oggi piuttosto vago incontro mondiale della conferenza mondiale COP28 sull’Ambiente. Ma il fatto che in parallelo alle disquisizioni sul termine ultimo per la de-carbonizzazione del mondo, lo stesso numero uno degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed all Nahyan abbia annunciato che il suo paese triplicherà a breve la produzione di combustibili fossili – greggio e gas – la dice lunga sulla differenza tra i proclami e la realtà.

Oggi, mercoledì 6, siamo a metà percorso della COP28, ma ciò che ha fatto più scalpore è la dichiarazione nel primo giorno del sultano Al- Jaber, presidente della stessa COP28, secondo cui “non ci sono evidenze scientifiche che sia necessario abbandonare le fonti fossili per centrare gli obiettivi dell’accordo di Parigi per mantenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi”. Al-Jaber è stato subito accusato di parlare come ad della compagnia petrolifera Adnoc, l’ente di stato degli Emirati. Ma con le critiche ha raccolto anche molti consensi internazionali, più o meno formalmente espressi. Il suo interrogativo è diventato il secondo tema della conferenza: “ L’abbandono delle fonti fossili è ad oggi non realistico – ha detto – a meno di voler riportare il mondo nelle caverne”.

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Da Dubai dunque stanno arrivando le conferme che il mondo è ancora oggi molto diviso sulla terapia “green” e sui tempi della sua eventuale applicazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Gutierres ha rappresentato l’esatto opposto delle opinioni di Al-Jaber. “Il limite degli aumenti di soli 1,5 gradi – ha detto – è raggiungibile solo se smettiamo subito di bruciare ogni tipo di combustibile fossile”. Subito, non nei tempi futuri.

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In attesa delle conclusioni finali del mega-incontro, sembra che gli unici impegni ad oggi sottoscritti da tutti i paesi partecipanti siano che non ci saranno impegni vincolanti: ma solo protocolli volontari. Singoli gruppi di nazioni potranno scegliere una strada piuttosto di un’altra: chi punta a triplicare progressivamente le fonti di energia sostenibili, chi tra queste vuole privilegiare in tempi brevi il nucleare “pulito”, chi chiede un impegno finanziario, da gestire attraverso la Banca Mondiale, per pagare i paesi in via di sviluppo aiutandoli a fare a meno del carbone (che oggi è ancora la loro fonte primaria, ma lo è anche in grandi nazioni come gli USA e la Polonia). Un gruppo di 120 paesi partecipanti a COP28 ha sottoscritto un documento che chiede di “mettere al centro di ogni scelta la salute”: ben programma, solo che non spiega come. Altri 120 paesi hanno aderito al Global Methane Pledge, che punta, sotto la guida degli stessi USA,  a ridurre le emissioni legate al metano del 30% entro il 2030.

Come?

Si ammette che non è facile e che si stiano studiando ancora oggi i sistemi. Anche sul nucleare “pulito” l’accordo è solo tra una ventina di paesi: non hanno firmato Cina e Russia.

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Il campo sul quale si sarebbero trovati quasi tutti d’accordo è quello finanziario. Gli Emirati Arabi hanno proposto di creare “un Fondo per sul clima” con una dotazione di 30 miliardi di dollari, in collaborazione con il fondo d’investimenti BlackRock, un “mostro” che già gestisce 9 mila miliardi. Siamo a livelli stratosferici: e come spesso accade, quando si è così lontani dalla realtà reale, si rischia di zappare il mare. 

Siamo dunque davanti a una niente di fatto? Vertici così allargati in genere non possono produrre che accordi parziali. Di certamente positivo c’è che si sono incontrati tanti, tantissimi capi di governo: e che da questi incontri, ambiente a parte, siano spesso stati conclusi accordi su temi altrettanto importanti ma molto più concreti e immediati. Di cui ovviamente pochi parlano: e chi parla racconta solo quello che vuole. Diceva Jean Gabin in un celebre, vecchio film: “È la politica, bellezze!”. (A.F.)

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Pubblicato il
6 Dicembre 2023

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