Piccolo mondo antico
LIVORNO – Davvero, c’è da meravigliarsi della meraviglia di chi non ha ancora capito. Avete letto quante sorprese e recriminazioni italiane perché l’Expo 2030 è stata assegnata a Dubai invece che a Roma?
E avete letto con quale abissale distacco l’offerta degli Emirati Arabi Uniti ha stracciato quella dell’Italia?
Infine: avete letto che delle tre offerte presentate al comitato internazionale, l’Italia con Roma è arrivata solo terza, surclassata anche da quella della Corea del Sud per una quasi sconosciuta (per modo dire) Pusan?
A Dubai per esempio c’è tutto il mondo che partecipa da due giorni a Cop28, la conferenza sul clima, proiettata sul terzo millennio.
A Dubai, non a Londra, Parigi, Roma o New York.
E i campioni del calcio dove stanno migrando?
E l’asse mondiale del trading, come ci ricorda ogni tanto anche Andrea Monti di SOGESE?
Forse è vero che il comitato ha valutato nella scelta solo il carico da novanta in risorse finanziarie: ed è certo vero che i valori storici di Roma non sono stati considerati, mentre hanno giocato a sfavore il casino del traffico, la sporcizia diffusa, i dubbi sulla sicurezza. Ma il punto sostanziale è un altro: dobbiamo renderci conto che l’Europa-centrismo è tramontato, che il mondo moderno e dinamico non è più qui ma si è spostato velocemente a Est, sempre più ad Est.
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Il nostro, quello di Roma ex Caput Mundi sta diventando un piccolo mondo antico, per usare il titolo del libro di Antonio Fogazzaro scritto a fine ‘800.
Provate a cercare su Google le immagini di Dubai, con i suoi grattacieli e il suo traffico da fantascienza: provate a cercare anche Pusan, con il suo porto e la sua geometria razionale da computer.
In compenso da noi abbondano i cortei di protesta, gli slogan anti-tutto e la diffusa paura del domani. Siamo un piccolo mondo antico, dove per fortuna c’è una spina dorsale ancora solida delle piccole aziende e di chi non molla.
Ma la realtà del grande mondo va guardata in faccia.
Antonio Fulvi
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