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Pitto: “difendere e rilanciare il nostro ruolo”

Alessandro Pitto

ROMA – Mercoledì scorso si è svolta a Roma l’assemblea pubblica di Fedespedi, la Federazione Nazionale delle Imprese di Spedizioni Internazionali che associa oltre 2.100 aziende del settore freight forwarding. Tema: “La merce al centro: politiche e prospettive di sviluppo del commercio internazionale”. L’evento è stato aperto dal professore John Manners-Bell, esperto di logistica, voce autorevole di riferimento per la stampa economica internazionale. L’assemblea ha poi affrontato, come già annunciato su questo giornale, i nodi strategici su cui lavorare a supporto del commercio internazionale: la semplificazione normativa di riferimento per la mobilitazione delle merci, è stato uno dei temi nevralgici della prima sessione. Si è parlato inoltre di innovazione digitale, transizione green, sfida dell’attrattività occupazionale e della formazione delle nuove figure professionali richieste dal settore delle spedizioni; visto che oggi – è stato ribadito – il “freight forwarder” è un vero e proprio consulente d’impresa sull’internazionalizzazione che richiede competenze molto lontane dall’addetto alle spedizioni fino a dieci anni fa.

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Al presidente di Fedespedi 👤 Alessandro Pitto la nostra collaboratrice Michela Berti ha fatto alcune domande. Ecco l’intervista. (A.F.)

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🎙️ Presidente, la vostra assemblea cade in un momento estremamente complesso per la logistica non solo italiana. Sembrerebbe che “La merce al centro” sia un tema poco sentito sul piano concreto.

🗣️ “L’obiettivo della nostra assemblea pubblica è stato proprio quello di riportare l’attenzione sul nostro settore, sul ruolo che gioca nello scenario economico internazionale ponendo il punto focale sulla merce. È indubbiamente doveroso parlare di investimenti in infrastrutture – hardware e soprattutto software – in nuove flotte, in sistemi informatici di efficientamento delle operazioni di spedizioni; ma per farlo occorre partire dall’economia reale, ragionando sulle politiche di sviluppo del commercio internazionale in una visione unitaria che sappia pianificare gli interventi e mettere a disposizione concretamente i mezzi e gli strumenti per realizzarli. Tra questi hanno particolare rilevanza per noi alcuni dossier normativi sui cui è necessario intervenire urgentemente per garantire alle imprese di spedizioni un contesto normativo chiaro, semplificato, attuato e aggiornato che è imprescindibile per poter lavorare sul livello di qualità dei servizi resi a vantaggio del commercio internazionale. Il prosieguo del processo di riforma del Codice Civile, l’applicazione uniforme a livello europeo della Direttiva IVA nei trasporti internazionali, le competenze e il perimetro di azione delle Authority come ART sono tra i principali temi che abbiamo messo al centro del dibattito, richiamando le Istituzioni a costruire un rapporto di dialogo con le rappresentanze associative del nostro settore che sia a beneficio diretto delle aziende. È stato, lo ribadisco, il punto centrale della prima sessione tematica “Le politiche che abilitano il commercio internazionale” in cui il vicepresidente Fedespedi con delega ai progetti normativi, Ciro Spinelli, ha messo a fuoco queste istanze insieme a Carlo De Ruvo, presidente di Confetra; e grazie al contributo dell’avvocato Sara Armella, presidente della Commissione Dogane and Trade Facilitation di ICC Italia e di Claudio Oliviero, direttore dell’Area dogane di ADM.” 

🎙️ La professione dello spedizioniere sembra oggi sotto attacco dalle grandi catene logistiche internazionali, che tendono ad appropriarsene, così come quella delle agenzie. C’è una difesa?

🗣️ “Si tratta della nostra ‘identità’ e questo è stato un altro dei punti chiave a tema alla nostra assemblea. Le imprese di spedizioni operano come attori strategici al servizio del commercio internazionale: organizzano la catena trasportistica relazionandosi con i vettori (stradali, aerei, marittimi, ferroviari) e occupandosi, spesso direttamente, della fase doganale, oltre ad offrire servizi di brokeraggio assicurativo e di tracking&tracing. La complessità delle funzioni svolte dai “freight forwarder” – che sono dei veri e propri consulenti a 360 gradi – li rende difficilmente sostituibili anche dai nuovi attori, come le aziende informatiche che sviluppano piattaforme d’incontro di domanda-offerta mirando a disintermediare i processi e affidarsi a sequenze di algoritmi. Per questo, siamo ancora il partner principale delle imprese produttrici nazionali, perché sappiamo identificare le esigenze concrete dell’impresa e della merce che esporta. Per questa ragione ci facciamo promotori di un’attività di advocacy mirata ad efficientare i processi a supporto del commercio internazionale – fatti di autorizzazioni, controlli, organizzazione dei trasporti ecc. – sgravandoli dei costi inutili determinati dalle inefficienze del sistema e delle norme: da qui passa la forza e la competitività del nostro import-export e la capacità del nostro Made in Italy di raggiungere i mercati internazionali”.

🎙️ Le AdSP lamentano di essere oberate di burocrazia, tanto che si chiede da qualcuno una loro almeno parziale privatizzazione. Vi basta essere con le attuali norme nei comitati consultivi?

🗣️ “Il dibattito sulla governance delle Autorità di Sistema Portuale è uno dei temi caldi del momento e lo è perché in questo si gioca la capacità dei porti di essere competitivi e attrattivi per i traffici. Nel nostro ruolo crediamo che il punto centrale sia la definizione di un Piano di sviluppo economico del Sistema-Porti come asset strategico per il Paese mantenendo, quindi, una regia unitaria ed evitando politiche frammentate. In un sistema così concepito anche il nostro ruolo consultivo negli Organismi di Partenariato delle AdSP – di cui monitoriamo periodicamente i ritorni in Federazione – può essere valorizzato. Su questo attendiamo gli sviluppi dopo l’intervento nella nostra assemblea del viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, che più volte si è espresso per sottolineare l’importanza di una strategia unica di crescita dei porti anche seguendo l’esempio di altre esperienze adottate dagli Stati Membri, come nel caso del modello spagnolo dei “Puertos del Estado”.

Michela Berti

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Pubblicato il
30 Settembre 2023
Ultima modifica
2 Ottobre 2023 - ora: 10:19

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