LIBRI RICEVUTI – “L’idroscalo di Livorno” di Alessandro Santarelli
(di Antonio Fulvi)
Edizioni Feltrinelli “Le piume nere”
Chissà se qualcuno dei miei quattro lettori si ricorda ancora di quando, fino alla seconda Guerra Mondiale, l’avamporto labronico ospitava l’idroscalo più importante del Tirreno dopo la laguna di Orbetello.
Era proprio dove oggi sono il grande bacino di carenaggio, con annesso quello galleggiante, e la banchina 75. Ne racconta la storia, strettamente legata all’Accademia Navale, il bel libro di Alessandro Santarelli edito da Feltrinelli nella collana “Le piume nere”, consuma ricca dotazione di foto d’epoca, in buona parte inedite.
Livorno, sin dalle sue origini – si ricorda nella presentazione – ha avuto una spiccata vocazione per il mare, favorita non solo dalla sua posizione geografica ma, anche dal temperamento dei suoi abitanti. A favorirne, ancor di più la sua attitudine marinara si è aggiunto a fine ‘800, il cantiere navale da cui sono state varate prestigiose unità navali, civili e militari. Il tutto è stato consacrato dalla nascita dell’Accademia Navale della Marina Militare. Sembra pertanto naturale che l’aviazione, apparsa a Livorno pochi anni prima dall’inizio della Grande Guerra, abbia anch’essa avuto una vocazione marina. La nascita e lo sviluppo di una base idrovolanti, non poteva che essere la logica conseguenza.
Bisogna anche ricordare che a quei tempi gli idrovolanti erano considerati a livello mondiale non solo del presente – per le lunghe traversa le imprese dei Savoia Marchetti italiani avevano entusiasmato tutti – ma anche del futuro: non richiedevano costosi aeroporti ma solo un tratto di mare protetto – potevano sempre ammarare in caso di problemi – erano sbarcati sulle grandi navi da guerra come osservatori. E gli esemplari più grandi trasportano decine di passeggeri fino all’Australia. Una storia dunque lontana e spesso dimenticata. Ma che vale davvero la pena conoscere.