Privatizzazione dei porti e “dietristi”
ROMA – A questo punto ci si chiede cosa ci sia veramente di fronte alle divergenze tra partiti della maggioranza sulla eventuale privatizzazione delle AdSP per la gestione dei porti principali.
L’uscita di Tajani, che ha giustificato la doppia proposta con la necessità di trovare risorse e insieme di rendere più snella e meno vincolata la gestione, è stata accolta come noto con il prevedibile coro di “no” da parte sia dell’opposizione che delle stessa AdSP, anche se in realtà alcune avevano già da tempo avanzato la speranza di liberarsi dalle pastoie della burocrazia ministeriale.
A dire la parola definitiva sembra essere stata due giorni fa la premier Meloni, con una sola ma significativa frase in un’intervista al Corriere della Sera: subito condivisa dal viceministro ai porti: “Piena sintonia con Giorgia Meloni anche sul tema dei porti, come confermato dalla premier in un’intervista. Il tema della privatizzazione dei porti – ribadisce Rixi – non è all’ordine del giorno e non crediamo sia tema da campagna elettorale. Chi cerca polemiche si rassegni: questo governo realizzerà tutto il programma premiato dagli elettori e durerà cinque anni”.
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Faccenda chiusa? Sembrerebbe di sì, se non fosse che alcuni “dietristi” sostengono che Tajani non abbia sparato a vanvera, ma con il supporto del settore dello shipping, esasperato da lentezze, burocrazia e costi delle strutture di gestione. Un ballon d’essai, ovvero un primo sondaggio anche per dare spazio alle istanze dello shipping?
(A.F.)
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