Quei naturalisti in bicicletta…
Tempo di esodo di massa al mare, con relative code stradali, caccia ai parcheggi vicino agli stabilimenti o alle spiagge libere, qualche nervosismo da sfogare dopo case e uffici roventi. Forse per questo, c’è chi, come R.R. da Viareggio, ci scrive così sul web:
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È possibile che oltre alle code per arrivare al sospirato mare, dobbiamo anche subire le prepotenze dei ciclisti 🚲🚲, quasi tutti attrezzati come astronauti con tanto di caschi, tute spaziali e bici da centomila euro, che viaggiano in branchi invadendo mezza strada, ignorando le piste ciclabili 🚲🚲 anche dove ci sono, nel nome del sano e salute esercizio fisico?
Non si accorgono di respirare scarichi e peggio delle auto?
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Premesso che troppe volte i ciclisti in flotte si comportano davvero come prepotenti nei confronti del traffico, non si può certo negare loro il diritto di usare un mezzo totalmente ecologico e non inquinante. Il problema è che dovrebbero esercitarsi su strade interne, dove tra l’altro l’aria è meno contaminata dalle auto, evitando per quanto possibile di viaggiare affiancati. La buona educazione e il reciproco rispetto però devono essere reciproci: evitando strombazzate esasperate, sgassate nei sorpassi, addirittura gestacci e vaffa… Bisogna anche capire che oggi non sempre che per i ciclisti di buona volontà è possibile scegliere strade alternative al traffico. E alla fine può loro rimanere anche come indicato nella dissacrante vignetta che riprendiamo dal “Vernacoliere” del Cardinali.
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