Investire o vivacchiare

Alessandro Santi
LIVORNO – Il sasso in piccionaia l’ha lanciato pochi giorni fa il presidente nazionale di Federagenti Alessandro Santi: nella sostanza, il coordinamento della rete logistica nazionale è carente proprio nei nodi importanti, dove strutture interportuali efficienti e dinamiche sono a fronte di siti nati dall’improvvisazione, o da scelte politiche di cortile, per compensazione di altre iniziative finite male.
*
L’esempio viene proprio dal recente summit all’interporto di Padova: certamente non il solo a livello d’eccellenza (si vedano Trieste, Bologna, Melzo, Nola ed altri) ma con la caratteristica significativa di avere investimenti pubblici dalle realtà locali, vedi le stesse Camere di Commercio che in altri siti sono solo presenze formali. Oggi ci sono interporti, anche vicini, che hanno come obiettivo principale il pareggio di bilancio: ma faticano a lanciarsi in politiche aggressive di miglioramento sostanziale dei servizi, affidandosi ai privati che operano al loro interno per lo sviluppo reale. L’essere in rete reale con le grandi direttrici ferroviarie è fondamentale. L’avere parchi ferroviari propri, possibilmente adeguati anche sul piano ambientale, lo è altrettanto. I truck villages sono altrettanto essenziali perché ancora oggi, malgrado le tante politiche UE, il Tir rimane il vettore più diffuso specie in un paese come l’Italia dove l’orografia e la dispersione delle imprese sul territorio mal si conciliano con la capillarizzazione della rete del ferro.
[hidepost]
*
Siamo, in sostanza, di fronte a una catena logistica che, sta dall’emergenza e dallo stimolo delle imprese private, fa ancora fatica a razionalizzarsi. Il presidente di UIR, l’unione degli interporti, ha recentemente ribadito che gli interporti sono già troppi (ben 28 in tutta la penisola e le isole maggiori) ed è fondamentale frenare la loro “proliferazione”. Dietro le sue parole anche una valutazione: le spinte della politica locale per avere altri siti e relativi finanziamenti vanno controllate. Conclusione: la legge istitutita è vecchia e superata, occorre una nuova normativa.
*
Il punto sulla realtà: gli interporti italiani oggi occupano 32 milioni di mq, di cui 3,3 milioni per terminal interzonali davvero funzionanti e 5 milioni di magazzini coperti, quasi sempre privati. Gli addetti sono circa 20 mila, tra diretti e indotto. L’obiettivo più urgente sembra essere l’istituzione delle Zone Logistiche Semplificate, che però ancora scontano tempi indefiniti. Per il resto, molti webinar, molti convegni, molte valutazioni con il bilancino tra soci, specie pubblici. Ma i tempi della logistica, come gli imprenditori sottolineo da sempre, sono ben altri.
(A.F.)
[/hidepost]