La strage delle auto alluvionate

Nella foto: Dettaglio della “strage”.
Sono stati parecchi, nei giorni scorsi, i lettori – non solo dalla Romagna – che hanno chiesto sul web o per telefono come “salvare” un’auto alluvionata
. Il panorama che abbiamo visto tutti alla TV è agghiacciante anche fermandoci alla strage delle auto. Che fare?
Le auto moderne – ripeschiamo un servizio specializzato su un magazine dopo l’altra tragica alluvione, a Genova pochi anni fa – ricche di componenti complesse, costose e delicate, sono studiate per reggere, senza rischi d’infiltrazioni, alla pioggia e alle strade bagnate: non certo per essere a tenuta stagna. Di conseguenza, basta una permanenza di alcune decine di minuti in acqua “alta” per causare guasti che sono in diretta proporzione al livello raggiunto: basta che la fanghiglia entri dal tubo di scarico per “sporcare” il filtro antiparticolato e, magari, il catalizzatore. Se l’acqua sale di più, sono a rischio di ossidazione e cortocircuito le componenti elettroniche (centraline, air bag e sensori) montate nella parte più bassa della vettura, senza dimenticare quello che succede, nell’abitacolo, a rivestimenti, imbottiture, comandi e strumenti vari. Già a questo punto, spesso la riparazione diventa economicamente poco conveniente, oltre che molto complessa e dai risultati poco prevedibili. Se poi ci sono stati anche danni alla carrozzeria – per ribaltamenti, urti di tronchi o cassonetti nella corrente, eccetera – bisogna mettersi l’animo in pace e rottamare.
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La speranza, a questo punto, è che – per i tanti che non sono assicurati contro le calamità naturali – anche le case automobilistiche si mettano una mano sulla coscienza. Ma c’è da contarci?