No alla plastica nella frutta
ROMA – La plastica, lo dice anche la scienza, è oramai ovunque: nell’aria che respiriamo, nei prodotti alimentari, nell’acqua che beviamo. Se ne continua a usare troppa, anche all’interno delle aule, dove è attivo il “Programma Frutta e verdura nelle scuole”, introdotto proprio dal Ministero dell’Agricoltura e che coinvolge circa un milione di alunni delle scuole primarie di età compresa tra i 6 e gli 11 anni. Durante l’intero anno scolastico – e con cadenza periodica – i ragazzi ricevono confezioni monoporzione di frutta e verdura, conservate in buste e vaschette di plastica. L’intento di incoraggiare e sostenere i bambini nell’adozione di abitudini alimentari sane va, però, in contrasto con l’utilizzo di confezioni realizzate con un materiale non propriamente sostenibile.
Marevivo e Zero Waste Italy, che a gennaio hanno lanciato la campagna#BastaVaschette proprio per chiedere la riduzione e il divieto di utilizzo di imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura, hanno scritto al ministro Lollobrigida per chiedergli di assumere tutte le iniziative – in sede nazionale e comunitaria – necessarie all’abolizione dell’utilizzo degli imballaggi in plastica monouso, almeno per quel che riguarda il progetto nelle scuole.
“Crediamo sia veramente importante che il ministro accolga la nostra richiesta, che non è la soluzione ma un passo in avanti verso la riduzione del monouso. Le Istituzioni hanno il compito di rendere consapevoli i cittadini sulle buone pratiche che è sempre più urgente introdurre, vista la situazione nella quale ci troviamo, che sta pericolosamente mettendo a rischio la salute umana” – dichiara Raffaella Giugni, responsabile Relazioni Istituzionali Marevivo.
“La scuola appare ormai come uno dei pochi “luoghi sacri” per la formazione delle nuovissime generazioni. Il Ministero dell’Ambiente e i poteri pubblici non possono veicolare messaggi ambigui e contraddittori” – dichiara Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy. “Se da un lato incoraggiare il consumo di frutta è sicuramente positivo dal punto di vista alimentare, quando questo avviene, però, nelle confezioni in plastica risulta veicolo che incoraggia pratiche contrarie alla “circolarità” e funzionali a un usa e getta diseducativo. Siamo ovviamente disponibili a lavorare congiuntamente per trovare soluzioni condivise alternative”.