Da febbraio il risiko del gas?
ROMA – Verrebbe da chiederci se stiamo assistendo al gioco delle tre carte sulla crisi del gas. Premesso che in questi ultimi giorni, a sentire i vari notiziari, il prezzo è letteralmente crollato al di sotto di quello del 2019 – poi vedremo se le bollette in arrivo saranno o no in relazione – sembra che le scelte di come, dove e quando rifornire il nostro mercato siano fatte dalla politica e non dall’economia.
Michele Marsiglia, presidente di Federpetroli, non sta zitto su questo tema. E già un paio di settimane fa ha tuonato contro la scelta italiana di acquistare prevalentemente GNL dagli Usa: scelta a suo dire troppo costosa, perché il gas viene estratto con la complessa tecnologia del fracking (frantumazione delle rocce), poi deve attraversare l’Atlantico in mare e poi deve essere rigassificato. “In Mozambico invece – sostiene Marsiglia – l’ENI estrae direttamente il gas e potrebbe inviarlo in Italia a costi molto inferiori”. Il suo vaticinio è tutt’altro che rassicurante: “Tra febbraio e marzo arriveranno i guai per l’Italia”. Tocchiamo ferro…
[hidepost]
C’è anche – ne abbiamo scritto – la recente dichiarazione dei vertici russi secondo cui, pur contestando il “prezzo base” UE, le forniture potrebbero riprendere per l’intera Europa sia direttamente che attraverso la Turchia. Infine da Roma ci raccontano che tutti i siti di stoccaggio gas in Italia sono pieni fino all’orlo, grazie anche alla riduzione dei consumi dovuta alle impreviste temperature primaverili di questi giorni.
Certo, la guerra in Ucraina continua, i missili piovono quotidianamente, nessuna delle parti sembra voler mollare. E in clima di guerra, fidarsi delle promesse è pericoloso. Ma in qualcosa dovremo pur poter sperare.
(A.F.)
[/hidepost]