Il diritto (?) del più forte

Nella foto: La statua.
Le guerre, le convenzioni sul come farle (Ginevra) il rispetto per chi è inerme, le città rase al suono, la fame dei vecchi e delle madri: sono temi di questi tempi, sui quali ci manda una lunga mail 👤 Francesco Deangelis. Proviamo a riassumerla.
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Ho letto che questa maledetta guerra in Ucraina durerà ancora a lungo: perché gli ucraini resistono malgrado i russi bombardino sistematicamente città, impianti civili, tutto ciò che serve a una popolazione stremata e non certo a un esercito.
Perché accanirsi sui civili quando sul campo i militari se ne stanno alla larga lanciando missili?
E perché gli ucraini non possono a loro volta, a questo punto, bombardare le città russe?
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Il nostro lettore dovrebbe ricordare che le guerre difficilmente seguono le regole etiche pur concordate sulla carta in pace (Ginevra 1864) per il rispetto dei civili, dei militari feriti e prigionieri, delle città.
In antico, le battaglie allora erano state tra gli eserciti: ma chi vinceva aveva il diritto di saccheggio e di stupro.
Nel 1573 i turchi conquistarono l’isola di Cipro, allora veneziana, e dopo i saccheggi e gli stupri considerati di norma, scuoiarono vivo il comandante veneziano Marcantonio Bragadin, mandandone la pelle impagliata a Istambul.
Ma anche in tempi moderni gli Usa sterminarono due città giapponesi con le bombe atomiche, i tedeschi la città inglese di Coventry, gli inglesi la tedesca Dresda con 40 mila morti civili…e fermiamoci qui.
La storia insegna che spesso sono gli innocenti a pagare.
Un esempio, diventato capolavoro mondiale è la gigantesca statua di Ercole che uccide il povero Lica, colpevole – ma ignaro – di avergli portato una veste avvelenata inviata dalla moglie tradita dell’eroe. Antonio Canova, celebre scultore, la realizzò in dieci anni (la finì nel 1815) per un Papa.
È diventata il simbolo di un giovane innocente straziato per colpe non sue dalla forza bruta.