Il Giuramento in Accademia Navale

Nella foto (da dx): Perego e Cavo Dragone.
LIVORNO – Nella più stretta tradizione, oppure con qualche novità: così venerdì mattina il Giuramento di fedeltà alla Patria da parte degli allievi dei primi corsi dell’Accademia Navale. Una cerimonia con lo schieramento dell’intera brigata allievi, i rappresentanti di altre accademie militari, i labari delle istituzioni e delle associazioni ex combattenti e gli addetti navali delle marine estere più vicine all’istituto.
Al largo, davanti all’Accademia, ha defilato durante la cerimonia il cacciatorpediniere (destroyer in gergo Nato) Caio Duilio, una delle più moderne unità della nostra flotta. Altra innovazione: per la sera precedente è stata riportata in auge l’antica tradizione della “ritirata” dei marinai, con la banda musicale che ha percorso il viale Italia suonando “Stanotte o marinar/ si dorme nel quartier/ la bella nave italica/ nel porto getta l’ancora…” tra rulllo di tamburi e applausi del pubblico. Un segnale di raccolta storico dei marinai nelle città dove la nostra squadre navali sono di stanza, La Spezia e Taranto. Con tanta nostalgia per chi ha conosciuto “quella” Marina.
Ed ecco il Giuramento: gli allievi che hanno giurato fedeltà “alla Patria e alle istituzioni della Repubblica” erano 132 della prima classe, i cosiddetti “pivoli”, 44 allievi in ferma prefissata e 10 allievi piloti di complemento. Ragazzi e ragazze, con una componente non più minimale di donne specialmente nei corpi tecnici e nelle Capitanerie di Porto, imprese alcune d’esse orgogliosamente inviate capoclasse per meriti di studio. Per loro, ha ricordato il nuovo comandante dell’Accademia, il contrammiraglio Lorenzano Di Renzo, si preannuncia una delle più spettacolari campagne addestrati sul “Vespucci”, il giro del mondo della prossima estate: a gruppi per ogni tappa, ma godendo di un programma che è stato rinviato per tre anni causa Covid.
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Il Giuramento di fedeltà alla Patria e allo Stato, pronunciato con il grido all’unisono “Lo giuro” e salutato da una scarica di fucileria, ha avuto come coronamento i saluti delle massime Autorità della Marina, il viceministro della Difesa dottor Matteo Perego di Cremnago, il capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone e il capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio di squadra Enrico Credendino. Parole di legittimo orgoglio per una istituzione, l’Accademia Navale, riconosciuto al vertice in tutto il mondo. Parole di incitamento e di impegno per la formazione di giovani che vivranno all’insegna del motto inciso sulla facciata dell’Accademia, “Patria e Onore”. Parole di impegno per il finanziamento di un corpo militare, la nostra Marina, chiamata a difendere le nostre coste e le nostre acque in tempi di guerre vicine, contando su una crescita del 2% della spesa destinata al Corpo e ai mezzi, “Nella consapevolezza – ha ribadito il viceministro – che l’Italia può contare sull’eccellenza tecnologica delle proprie industrie, sull’adeguatezza del sistema di difesa, e della volontà di proteggere il suolo della Patria, pur nella ricerca costante e prioritaria della pace”. La parola Patria, da anni desueta nel mondo politico nazionale, è stata pronunciata più volte dal sottosegretario Perego di Cremnago, a segnare una cesura con un passato in cui sembrava sostituita dalla parole “Paese”, assai meno coinvolgente. Altro dettaglio importante: al di là delle parole, il fatto che fosse presente al largo il destroyer Duilio, nave recente ed aggiornatissima: ma anche al richiamo fatto dal contrammiraglio Di Renzo alla storica preghiera del marinaio, dove si ricorda che i marinai “vegliano in armi sul mare proteggere la Patria e il riposo del popolo”.
A.F.
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