Guardia di Finanza, il microcosmo Livorno

Cesare Antuofermo
LIVORNO – È arrivato da pochi mesi al comando della Guardia di Finanza del terzo porto italiano per movimentazione dei contenitori: ovvero al controllo di uno dei primi porti d’Italia per traffici con oltre Atlantico, una realtà del tutto atipica anche come frammentazione di aree, terminal, varchi, piccoli e grandi depositi di merci, traffici passeggeri e turisti.
Insomma, un macro-cosmo che per secoli si è portato dietro una vecchia, scherzosa (ma nemmeno tanto) battuta: se vuoi far come ti pare, vai a Livorno.
Non è certo il massimo per un militare che deve far rispettare la legge dove la tradizione vorrebbe la legge solo come un optional.
Per il colonnello Cesare Antuofermo, taglia da giocatore di basket e baffi con pizzo alla D’Artagnan, la legge è legge senza eccezioni. Ma c’è anche la consapevolezza, subito applicata, che la collaborazione tra istituzioni dello Stato, poteri locali, imprenditori e lavoratori è un elemento da ricercare a priori, perché le regole siano conosciute, ben metabolizzate e quindi seguite.
Chi sgarra, poi paga. Ma ci dev’essere la consapevolezza che seguire le regole fa il bene comune.
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Colonnello, le sue prime impressioni sul territorio e sul porto?
“Vengo da precedenti esperienze che mi aiutano molto: Grosseto, prima ancora Olbia con il suo porto e aeroporto, molto Sud Italia. Ho la consapevolezza che dove c’è un grande porto multimodale, con traffici differenziati da ogni parte del mondo, il nostro lavoro è complesso e non consente pause. Ma è anche una garanzia per le tante realtà che operano correttamente”.
Spesso la Guardia di Finanza è vista con preoccupazione, anche da chi ritiene di avere la coscienza (e i conti) pulita…
“Ne siamo consapevoli, direi che è più retaggio di un antico passato. Il nostro compito è anche quello, certo complesso, di entrare in sintonia con il mondo del lavoro, acquistandone la fiducia e se possibile la collaborazione. Lavoriamo in squadra, nelle varie articolazioni in terra e in mare, ma è importante far squadra anche con la città e il suo porto”.
E che realtà sta incontrando, in questa direzione?
“Direi che ho trovato una buona collaborazione, tanto che stiamo avviando, in particolare con l’Autorità Portuale e la Dogana, un programma di approfondimenti reciproci, per meglio calibrare il nostro compito con i loro. Fare squadra è un modello che può dare risultati davvero buoni anche sul piano dei controlli”.
Controllori e controllati: con i terminal, i depositi, i lavoratori portuali…
“Per quelli che ho conosciuto ad oggi c’è la sensazione che conoscano le regole. Ovviamente ci sono realtà completamente diverse. Per esempio sono stato all’isola d’Elba che, come tutte le isole, è un mondo a sé, totalmente diverso da quello del continente. Ma anche le isole sono Italia, il rispetto delle leggi deve far parte del modo di vivere e di lavorare. Il nostro compito è anche capire le diversità di abitudini: e far capire il nostro lavoro”.
Tra i tanti compiti, voi avete anche quello di contrastare il traffico della droga, che secondo la comune vulgata ha un focus proprio sui porti.
“Oggi siamo preparati bene anche in questo campo, con la tecnologia che ci aiuta. Ma come dicevo prima, la collaborazione con chi lavora è di grande supporto. Faccio un esempio: aprire un contenitore che viene da lontano può riservare molte sorprese, anche pericolose, come particolari stivaggi che possono ferire, o insetti velenosi, mascheramenti del contrabbando con aggressivi ed altro. Dopo alcuni recenti incontri di formazione, proprio sugli animali velenosi che arrivano con certe merci, abbiamo dotato tutti i finanzieri addetti a quei controlli di guanti rinforzati e di specifiche nozioni. Sono dettagli, ma la sicurezza per noi è fondamentale”.
Domanda secca: sul porto di Livorno transita tanta droga?
“Non posso né intendo rispondere, mi capisca. Però vorrei ricordare a lei e ai suoi lettori che non sempre le classifiche giornalistiche dei porti in base alle scoperte di carichi di droga rappresentano la realtà. Anzi, nei porti dove sembra non ci siano questi traffici bisogna vigilare di più: perché anche il narcotraffico lo sa bene, e ovviamente è più tentato ad utilizzarli”.
Ultima curiosità: il vostro organico. Sufficiente, preparato, motivato?
“Gli organici dello Stato storicamente non sono mai abbondanti, ma con le ultime infornate stiamo andando meglio. La preparazione oggi è certamente migliorata, anche sul piano culturale: abbiamo molti giovani diplomati e laureati. La motivazione è un fattore personale, ma va di pari passo alla cultura del singolo, tanto più motivato quanto più si rende conto del suo compito e del suo contributo al bene comune. E la squadra fa molto”.
Da parte nostra dunque, benvenuto a Livorno e buon lavoro.
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