Cold ironing, partenze e dubbi
FIRENZE – La visita dei tecnici della Terna della Regione Toscana ha aperto formalmente la corsa dei porti italiani al finanziamento europeo per dotarsi di impianti di cold ironing 🛳 🔌🔋: termine che indica gli allacciamenti in banchina alla corrente elettrica per evitare che le navi tengano accesi i generatori (inquinanti) quando sono all’attracco.
In pole position c’è il porto di Trieste, come spesso accade, anche grazie alla capacità dell’AdSP di 👤 Zeno D’Agostino di dribblare i cento trabocchetti della burocrazia, sia centrale che locale.
Segue a ruota, con lo studio della stessa società specializzata, la Terna, il porto di Livorno: che deve correggere i risultati dell’aver troppo anticipato i tempi, con un impianto completato da anni ma mai utilizzato e ancor oggi non più utilizzabile.
Se ne occupò, nel caso specifico, anche la Corte dei Conti, senza però aver trovato niente di condannabile allo zelo di allora.
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La visita a Firenze della Terna è un primo contatto con la Regione: ma risulta che ci siano già approcci non solo di sondaggio con Palazzo Rosciano, dove l’AdSP ha fatto proprio il programma di cold ironing europeo.
Non senza qualche perplessità legata a due fattori: la crescita esponenziale del costo dell’energia elettrica, che ad oggi renderebbe improponibile alle navi l’utilizzo della corrente elettrica di rete; e la stessa origine della corrente di rete, prodotta da centrali in larga parte ancora inquinanti, per cui la salvaguardia ambientale sui porti diventerebbe solo una foglia di fico delle AdSP.
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Da aggiungere solo che Terna Spa è la proprietaria della rete nazionale della distribuzione dell’energia elettrica ad alto voltaggio, si è dimostrata sempre molto dinamica ed ha un know how riconosciuto a livello internazionale.
Un suo studio arriva a ipotizzare una rete nazionale di cold ironing nei porti, che faccia però capo a centrali di produzione dell’energia sempre meno inquinanti: compito quest’ultimo che spetta, come noto, allo Stato che con il nuovo governo avrebbe già riaperto il dibattito sulle centrali nucleari “pulite”.