Agrifood in piena schizofrenia
BOLOGNA – Continua a crescere l’attenzione per Commodity Agricole, evento annuale della scorsa settimana organizzato da Unione Italiana Food ed Areté – The Agri-food Intelligence Company. Da dodici anni l’evento è riferimento per gli addetti della filiera, compresa la logistica, ed ha fatto questa volta segnare un boom di oltre 400 iscrizioni.
Per i mercati agroindustriali, il 2022 è l’anno della tempesta perfetta, dopo un 2021 già caratterizzato da importanti fenomeni di volatilità.
“L’anno scorso la parola d’ordine era spillover/contagio – commenta in apertura Mauro Bruni, presidente di Areté – per la capacità dei mercati di influenzarsi vicendevolmente al rialzo, ma quest’anno la parola che più si sente è differenziazione, per commodity, per gruppi di commodity e, in taluni casi, per aree geografiche”.
Non c’è tregua quindi per chi opera sui mercati agrifood e, – precisa Bruni – “i mercati faranno fatica anche nel 2023 a ricostituire livelli adeguati di scorte, condizione che aiuterebbe a contenere la volatilità di prezzo”.
Ecco alcuni rapporti di settore.
Cereali (mais, frumento tenero, frumento duro, riso): Continua l’erosione delle scorte esacerbata da: emergenze climatiche (gravi siccità, alternate a piovosità eccessiva), conflitto Russia-Ucraina, esplosione dei costi produttivi e svalutazione dell’Euro. Il concretizzarsi di una recessione potrebbe innescare una contrazione dei prezzi, ma prezzi che rimarrebbero comunque ostaggio della volatilità per gli scarsi livelli delle scorte.
Semi ed Oli Vegetali (palma, soia, girasole, oliva, colza, cocco): emergenze climatiche, per lo più legate a gravi episodi di siccità hanno causato significative riduzioni delle produzioni. Lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina che ha causato una scarsità immediata sul mercato dell’olio di girasole ha esteso le tensioni di prezzo a tutto il comparto per effetto sostituzione. Gli aumenti hanno superato anche il +300% per alcuni oli vegetali, in primis palma e girasole, sostenuti anche dalla scarsità di manodopera in importanti Paesi produttori, legata alle restrizioni anti-covid.
Aumenti solo in parte cancellati dal -60% degli ultimi mesi, in un contesto di continuo nervosismo dei prezzi, pronti a ripartire alle prime difficoltà di approvvigionamento.
Coloniali (zucchero, caffè, cacao): dinamiche di mercato disomogenee: gli stock bassi su zucchero e caffè supportano le quotazioni; sul cacao stock elevati hanno invece fatto da cuscinetto ai prezzi.
Prodotti di origine animale (latte e derivati, uova): prezzi in tensione per l’effetto trasmissione di mangimi ed energia. In questo contesto i produttori aumentano le macellazioni, calano le rese, calano le rimonte, determinando una generale minore produzione, aggravata da fenomeni di aviaria e meteo avversi.
Frutta secca (nocciole, mandorle, pistacchi, uva passa, anacardi, arachidi): il trend generalizzato di prezzi bassi per la frutta secca è stato frutto di un mix di fattori endogeni, come le generali scorte elevate che hanno contenuto gli effetti delle minori produzioni dovute a fattori climatici, e di fattori esogeni, come la fortissima svalutazione della Lira Turca che ha causato un trend di ribasso per molte referenze.