Ma l’ART a che serve e cosa chiede?
Il recente comunicato dell’ART, ovvero l’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che chiede collaborazione alle aziende di settore, ha innescato più che risposte nuove polemiche.
Ne fa fede la seguente nota dell’avvocato livornese 👤 Luigi Longhi. Già altre volte intervenuto sul tema:
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Caro direttore, ancora una riflessione sulla questione ART.
Vedo dal vostro giornale (12\10\22) che questa Autorità (ma quante ce ne sono in Italia?) continua a cercare di giustificare la sua esistenza sulla stampa specializzata, stavolta richiedendo all’utenza di segnalare elementi utili alla definizione di misure regolatorie, con riferimento particolare a “concessioni di aree e banchine portuali, terminal crociere, accesso alle infrastrutture portuali”.
Trovo singolare ed indicativo che l’Autorità preposta debba chiedere ad altri su cosa dovrebbe lavorare e mi sorge altresì una domanda: ma la regolamentazione dei servizi e concessioni portuali sopra citati non rientra nella competenza esclusiva dell’Autorità di Sistema Portuale e dell’Autorità Marittima?
In che modo dovrebbe infilarcisi l’ART?
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Ed infine una nota di fatto: alcuni clienti spedizionieri mi chiedono lumi sulle pressanti richieste di contribuzione che anche quest’anno sono arrivate dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti.
Mi sembrava che, a parte i dubbi che permangono sull’assoggettabilità degli autotrasportatori, persino la ART con la deliberazione 20\2021 avesse comunque ristretto la platea dei contribuenti agli esercenti attività di trasporto, con evidente esclusione degli spedizionieri (non esercenti l’autotrasporto e non proprietari di mezzi).
Allora perché la contribuzione continua ad essere richiesta?
Ci si prova per cercare di ottenere comunque denari non dovuti da qualche spedizioniere distratto o intimidito?
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