Gas e gasiere quanto ci costeranno
MILANO –
Non ci voleva la sfera di cristallo 🔮 per indovinare che la crisi del gas innescata dalla guerra russo-ucraina avrebbe mandato in alto 📈 il valore delle navi gasiere sul mercato: ed analogamente quello delle navi rigassificatrici 🛳, oggi al top dei noleggi a lungo termine.
L’Europa è in testa nella richiesta dei servizi di entrambe le tipologie, peraltro strettamente connesse.
La conseguenza è che i costi di trasporto del gas (necessariamente liquefatto) per mare sono superiori al costo del prodotto che arriva dai tubi.
Ma il costo vero lo fa il mercato, a sua volta drogato dalla speculazione: che tutti ammettono esserci, ma contro la quale non si vedono ad oggi rimedi.
Chi guadagna molto dalla crisi del gas sono – dicono gli esperti – in particolare le società di distribuzione: che in Italia, guarda gas, sono tutte statali o statalizzate.
La fiammata che esce dalla bocca del cane a sei zampe, simbolo italiano noto intuito il mondo, è una dimostrazione.
Tirando le somme, gli esperti sostengono che il costo del gas – e quello collegato all’energia elettrica – non potrà mai più tornare quello del 2021 e prima.
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È un po’ quanto sta accadendo nel settore degli idrocarburi: complice non la carenza di greggio – i depositi costieri di tutti i porti italiani specializzati sono pieni fino all’orlo e davanti agli stessi porti è un continuo arrivi di petroliere come testimoniano i vari Avvisatori marittimi – ma la politica “verdista” esasperata, benzina e specialmente gasolio continuano a subire ondate di aumenti.
Oggi il gasolio costa il 10% più della benzina: tecnicamente un controsenso ed economicamente un pesante salasso specie per l’autotrasporto merci, cui sono state da tempo tolte anche le facilitazioni del prezzo ridotto. Tutti temi che vanno affrontati a livello globale, non certo dall’Italietta soltanto.
Ma per i quali non si vedono soluzioni.
Eppure gli studi attuali confermano che il massiccio ricorso alle gasiere è e rimarrà necessariamente costoso.
L’Unione Europea purtroppo sta puntando a diversificare le sue fonti di offerta del metano, invece di mettere subito seriamente mano a una strategia che lo sostituisca drasticamente, anche se non è così di facile e immediata attuazione.
Tra i temi del Consiglio Europeo c’è appunto l’obiettivo di puntare a farsi spedire via nave dagli Usa il gas naturale liquefatto, il GNL. Si parla di 15 mld di mc nel breve e 50 fino al 2030, cioè un terzo degli attuali consumi dei paesi membri.
A fine 2021 l’export su navi gasiere degli Usa era appena di 4,9 milioni di metri cubi, cioè lo 0,3% di quanto importato dalla Russia tramite gasdotti. Una quantità che è aumentata nei primi mesi del 2022 proprio per l’elevato prezzo europeo del metano.
Già uno studio del Centro ricerche del Parlamento Europeo del 2014 spiegava perché il gas statunitense, anche allora in ottica di minore dipendenza russa (invasione della Crimea), era considerato ben poco conveniente dal punto di vista economico e ambientale.
E adesso?
(A.F.)
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