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Piombino: sacrifici e compensazioni

PIOMBINO – Difficile sbrigarsela con l’etichetta di uno dei soliti comitati NIMBY (Not In My Back Yard) per la battaglia che l’associazione Idra – e non da sola – sta conducendo contro il decreto del governo che impone il rigassificatore galleggiante dentro il porto piombinese.

Protesta legittima.

Ma anche protesta probabilmente inutile perché il decreto decreta, cioè è difficile che rientri.

E perché il superiore interesse dal Paese può imporre anche questo tipo di sacrifici.

La crisi infuria, il pan ci manca sul ponte sventola bandiera bianca”. Ve la ricordate, dai banchi di scuola, questa strofa della poesia di Fusinato sulla caduta di Venezia davanti alle truppe napoleoniche?

Il parallelo può essere concreto, sostituendo nella poesia la parola pane con il gas. Che a sua volta rischia di farci mancare anche il pane.

La crisi è seria, c’è poco da scherzarci sopra come sanno bene anche le imprese portuali che stanno stramazzando sotto le bollette.

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Ieri in Regione Toscana nella sala Strozzi c’è stata la seconda conferenza di servizi sul tema rigassificatore.

Idra e lo stesso Comune di Piombino hanno presentato le loro eccezioni, corredate da proteste in strada. Ma difficile pensare che anche i più ragionevoli “niet” cambino il nocciolo della scelta.

Si tratta semmai di vendere bene la pelle dell’orso, ottenendo per il porto e per il territorio il più possibile come “compensazioni”.

Il che in parole povere vuol dire accelerare al massimo soluzioni che sono proposte – e in parte avviati – da anni se non da decenni.

🫣🫣Tappandosi il naso, Piombino e il territorio possono vedere finalmente sbloccata e finanziata la famosa “bretella” superstradale 398 sul totale del percorso:

  • possono ottenere la bonifica totale delle aree dismesse dalle acciaierie, con enormi vantaggi sia per il porto che per il turismo;
  • sviluppare le aree per la ricettività nautica, avendo di fronte quel tesoro delle isole dell’arcipelago; 
  • potenziare la difesa ambientale, anche in relazione alle emissioni in mare che la nave sembra destinata a rilasciare.

Altre “compensazioni” potranno e dovranno venire dai servizi al transito delle navi gasiere che attraccheranno al rigassificatore: dalla vigilanza al rimorchio, dalla ricettività al personale alla logistica di transito.

A caro prezzo per i condizionamenti al porto, d’accordo: ma il 10% del gas necessario all’Italia e alle sue industrie val bene la pena.

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Si è glissato, almeno per ora, su un’altra promessa portata avanti dal governo, ma specie dalla Regione: quella secondo cui la nave-rigassificatore starà in porto il tempo strettamente necessario per predisporre un punto di attracco permanente al largo, un po’ come fatto per l’OLT davanti a Livorno.

Difficile crederci: il mare tra Piombino e l’Elba è un reticolo di rotte irrinunciabili, e sia a Nord che a Sud non ci sono né fondali adatti, né zone libere da pesca e transiti.

Costruire le tubazioni sottomarine per collegarsi a terra sarebbe altrettanto difficile. L’unica ipotesi sostenibile, ma di cui non si parla affatto – chissà perché – sembra essere quella di raddoppiare il rigassificatore di Livorno, affiancando all’attuale OLT una seconda nave galleggiante gemella. Potrebbe cominciare a lavorare subito, visto che il collegamento a terra c’è già.

E gli accordi commerciali, quelli si trovano, se si vuole.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
8 Ottobre 2022

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