Rigassificatori, piani nazionali
LIVORNO – La soluzione non è ancora quella che alcuni tecnici hanno suggerito, cioè di affiancare all’attuale rigassificatore galleggiante della OLT Toscana Offshore una seconda nave – o pontone – per raddoppiarne la produzione: ma l’impianto è stato adesso autorizzato a fornire un miliardo e 250 milioni di metri cubi di gas in più, il che non è proprio solo una goccia nel mare delle riserve. Vanno aggiunti anche 3 miliardi di metri cubi che tra due anni saranno assicurati dall’impianto di Rovigo, anch’esso offshore. Dovrebbero essere, in totale circa il 12% del fabbisogno nazionale.
L’impianto toscano sta già lavorando pieno regime, con il quasi totale utilizzo delle proprie capacità. Secondo i dati forniti dall’amministratore, l’ingegner Giovanni Giorgi, si punta a portare gli attuali 3,75 miliardi dimetri cubi annui ad almeno 5 miliardi.
Già nei due anni precedenti l’impianto è stato saturato: incremento è stato dell’84% passando davanti a Panigaglia (+35%) e Rovigo( +4%).
Poi arriveranno Piombino e Ravenna.
Per Piombino sono state già acquistate la Fsru Golar Tundra e le relative attrezzature, mentre per Ravenna è stata acquistata la Bw Singapore: nel porto toscano si prevede l’entrata in servizio addirittura nel prossimo aprile, mentre a Ravenna si andrà alla fine del 2024. Il tutto salvo gli iter burocratici autorizzativi rispettino il, decreto che ne impone la conclusione al massimo in 120 giorni, cioè tre mesi. Che peraltro scadranno a novembre.
Con i due nuovi impianti qui descritti lavorazione di rigassificatori galleggianti dovrebbe essere sufficiente, poiché la maggior fornitura rimarrà quella dei gasdotti sia dal Nord Africa che dall’oriente caucasico. Inutile precisare che la situazione delle forniture tutt’altro che chiara: se la guerra in Ucraina dovesse continuare a lungo, e se il gas russo venisse a mancare o ad essere fortemente ridotto, il problema del razionamento già preannunciato dal ministero competente (vedi in queste stesse pagine) diventerebbe reale. In compenso, la guerra e il “ricatto” russo hanno costretto l’Europa a impostare una nuova politica energetiche dovrà necessariamente basarsi su una riduzione dalla dipendenza dalla Russia e con la ripresa, per l’Italia, delle estrazioni di gas dalla propria fascia costiera, dove esistono ad oggi quasi un migliaio di pazzoidi trivellazione che furono chiusi per le pressioni degli ambientalisti. Non tutti potranno essere ripristinati, anche per motivi di costi, ma sarebbe comunque un’altra goccia importante per le esigenze del paese.