L’Apocalisse elettrica sui porti
LIVORNO –
Al rientro dalle ferie, la drammatica realtà del 💶🔋🔌 caro energia 💶🔋🔌si sta abbattendo anche sui porti, non solo italiani ma in particolare proprio su questi.
Una catastrofe, forse annunciata ma alla quale, come ai 🐴🐴 cavalli dell’Apocalisse 🐴🐴 descritti dall’evangelista Giovanni, pochi davvero credevano.
I 🐴 cavalli qui sopra rappresentano, come sapete, 🍲fame, 🤮pestilenza, ⚔guerra e 💶miseria. Una realtà che si sta dimostrando, purtroppo, non lontana.
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Non è facile, per un vecchio cronista, rendere al meglio su queste pagine lo scoraggiamento, il timore e anche la rabbia degli imprenditori che operano in ambito logistico. L’impennata del costo dell’energia elettrica, strettamente legata alle note vicende del gas – guerra e speculazione insieme – rischia di mettere in ginocchio imprese con centinaia e centinaia di dipendenti, visto che le bollette dell’energia elettrica sono aumentate in meno di due mesi di sei o anche otto volte.
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“Ci scambiamo informazioni sconvolgenti anche tra concorrenti – ci ha detto un terminalista di solito pacato – e c’è chi è passato 🤯 da una bolletta elettrica di 1,5 milioni a una nuova di 7 e più milioni 🤯. Con queste stangate, fare impresa è diventato un massacro perché non c’è terminal che abbia margini di guadagno tali da poter andare avanti.”
Tradotto in termini concreti, vuol dire centinaia di posti di lavoro a rischio entro la fine dell’anno: ma vuole anche dire che se la catena degli aumenti continuerà, impedendo anche dove si cercherà di resistere nuovi investimenti, l’intera economia della logistica entrerà in crisi.
Ci sono, ci possono essere, soluzioni concrete e immediate a questa crisi legata ricatto del gas? L’Europa ha annunciato un grande vertice sul tema per venerdì prossimo 9 settembre: ma le avvisaglie non sono positive, perché non si intravede una politica comune.
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E c’è chi ci fa sopra della macabra ironia: come i francesi della vignetta, dove uno sconsolato signore, davanti al risultato dei grandi incendi che hanno carbonizzato intere foreste, rimpiange che non si possano riaprire tutte le centrali carbone per utilizzare quello che è rimasto.
Macabra ironia: ma in realtà al carbone stiamo tornando in tanti e l’anziano cronista è portato a ricordare gli inverni del dopoguerra, quando anche un secchio di carbone per la stufa di casa era un tesoro. Ma questa volta, con le abitudini maturate negli anni dell’abbondanza, sarebbe molto peggio. (A.F.)
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