Robot contro la pesca illegale
ROMA –
Greenpeace e il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione assieme per contrastare il fenomeno della pesca a strascico illegale nei fondali delle aree protette.
Questo in sintesi lo scopo della collaborazione, appena avviata, tra l’ONG per la tutela ambientale e il team di robotica subacquea dell’Ateneo pisano.
Nei giorni scorsi, i ricercatori hanno effettuato un primo test nei fondali di Castiglione della Pescaia, e le attività proseguiranno nei prossimi mesi nella zona foce dell’Ombrone e nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
🗣 “La pesca a strascico 🗣 – spiega 👤 Alessandro Giannì di Greenpeace – 🗣 è consentita solo lontano dalla costa e ovviamente è vietata nelle aree protette. Controllare le attività illegali è molto difficile e la pesca artigianale ha più volte denunciato simili comportamenti di cui è peró difficile avere evidenze. La pesca a strascico illegale causa danni gravissimi alla biodiversità, perché le reti vengono trainate “grattando” il fondale e lasciando solchi che hanno effetti significativi ad esempio sulle praterie di posidonia, i fondali coralligeni e la fauna ittica.” 🗣
Grazie alla collaborazione gli il team di robotica subacquea del DII, il monitoraggio viene effettuato tramite un drone subacqueo autonomo, in grado di rilevare i solchi lasciati dalle reti sui fondali, e quindi individuare avvenute attività illecite in aree protette.
🗣 “Il 🤖 robot 🤖 che usiamo si chiama Zeno – spiega 👤 Riccardo Costanzi, docente di robotica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – Si tratta di un drone subacqueo dotato di telecamere e sonar. 🗣