“Le professioni del Mare”

Luca Brandimarte
LIVORNO – Nella seduta di chiusura estiva del Propeller Club labronico l’avvocato Luca Brandimarte, nostro apprezzato collaboratore, ha relazionato sulle professoni del mare con una serie di indicazioni che riassumiamo in parte qui di seguito:
Approcciare il tema della formazione e della sua efficacia non può prescindere da una considerazione generale circa le difficoltà nel nostro Paese a coniugare domanda ed offerta del lavoro. L’assenza di un’efficiente raccolta dei fabbisogni e delle competenze necessarie determina molto spesso uno squilibrio tra domanda ed offerta. Il risultato genera una inefficienza nel sistema, rappresentato da giovani “over-educated” dedicati a mansioni che non richiedono il livello di istruzione raggiunto, con reciproca insoddisfazione e spreco di risorse.
Il mondo della logistica e dell’armamento è quindi in prima linea nel grande processo di trasformazione / innovazione, denominato industria 4.0, che interessa doppiamente il settore dello shipping dove l’innovazione IT si associa a quelle del trasporto, migliorando il collegamento tra shipping e logistica distributiva. Un sistema di formazione tecnica adeguata deve costituire, infatti, la struttura portante del processo di innovazione nelle imprese, sulla base di precisi fabbisogni espressi dal settore.
Rispetto agli altri settori, il mondo dello shipping ha senz’altro la capacità di determinare i fabbisogni formativi per i professionisti necessari e pertanto, in questo senso, la Convenzione STCW definisce con precisione il percorso formativo per ogni figura professionale impiegata a bordo delle navi. Ecco quindi l’importanza del ruolo degli ITS che è quello di fungere da alveo formativo deputato a fornire le professionalità necessarie all’industria armatoriale.
V’è da dire che gli effetti negativi sul sistema dei trasporti e della logistica generati dall’emergenza pandemica hanno sfortunatamente impattato anche sulla formazione professionale dei marittimi. La formazione marittima, in Italia, si sviluppa su un percorso di filiera che parte dalla scuola secondaria superiore e prosegue negli Istituti Tecnici Superiori – collocati negli snodi nevralgici del cluster marittimo – ed è strutturata su standard di qualità e di conformità alla citata Convenzione Internazionale STCW ed alle direttive unionali. A titolo esemplificativo, si pensi che in Italia sono attivi 69 Istituti tecnici dell’indirizzo “Trasporti e Logistica” che svolgono percorsi di formazione triennali per la preparazione di circa 10.000 Allievi ufficiali di macchina e coperta e che, ogni anno, vedono diplomarsi in media 3.000 studenti.
Per imbarcare a bordo delle navi, tutti i marittimi iscritti alle matricole della gente di mare sono chiamati a sostenere i corsi relativi al cd. “Basic Training”. La partecipazione a questi corsi ci consegna un sostanziale indice sulla nuova occupazione che ogni anno il settore garantisce; tra marittimi e personale addetto ai servizi accessori di bordo il numero di partecipanti ai corsi di Basic Training non è inferiore a 1.500 unità. La formazione del marittimo rappresenta, tuttavia, un costo che solitamente è a carico dello stesso marittimo. È stato stimato in questo senso che un marittimo di ruolo “comune” debba investire, prima di imbarcare, dai 3.000 ai 5.000 euro, cifra che per gli Ufficiali di bordo può arrivare a toccare quota 17.000-20.000 euro.
Oggi – anche a grazie all’istituzione del cd. “Tavolo Mare” ad opera del MIMS, volto ad aprire un confronto permanente con le associazioni di categoria e sindacali ed approfondire temi generali e specifici che riguardano i porti e la loro sostenibilità economica, sociale e ambientale – il lavoro marittimo e la formazione debbono andare di pari passo con la necessaria semplificazione amministrativa; tema su cui non v’è più tempo da perdere a tutela della marineria e del lavoro dei nostri marittimi. In considerazione del periodo storico che stiamo vivendo, risulta – infatti – cruciale introdurre modifiche all’attuale sistema regolatorio dell’industria marittima; modifiche che (si pensi alla possibilità di riformare l’art. 328 Cod. Nav. nel senso di consentire il perfezionamento dell’arruolamento dei lavoratori marittimi secondo la procedura dell’art. 329 Cod. Nav. ovvero con la stipula del contratto direttamente a bordo a cura del comandante) porterebbero certamente ad un miglioramento delle attività armatoriali.
In sostanza, dobbiamo risvegliare la cultura marittima e tutelare una categoria di lavoratori che rappresenta un’eccellenza a livello mondiale.