L’assai strano embargo alla Russia
LIVORNO – Va bene, come dicono gli americani business is business: ovvero, gli affari sono affari e non seguono le regole dei balli a corte.
Ma quando si apprende che stiamo 🪓🔨bastonandoci le palle 🪓🔨 per fare a meno di petrolio e gas della Russia, mentre continuiamo più o meno tranquillamente ad esportare in Russia impiantistica proprio per quei prodotti, un po’ di sorpresa è legittima.
In questi giorni davanti ai porti italiani è un via-vai di navi che caricano impiantistica destinata in particolare alla rete elettrica e alle centrali del gas russi: naturalmente non sono navi di 🇷🇺 bandiera russa 🇷🇺, come del resto non erano nemmeno quelle che fino a qualche tempo fa (ma non si esclude che continuino) portavano il greggio da Novorossiysk alle nostre raffinerie, con la foglia di fico della provenienza dello stesso greggio dall’Azerbaigian, stato che è più russo della Russia.
L’ 🏗 🛳 🚢 impiantistica caricata a Livorno – e nelle scorse ore anche a Marina di Carrara – non va sul Mar Nero che è tabù per la guerra, ma verso San Pietroburgo nel Baltico: ma sempre 🇷🇺 Russia 🇷🇺 è.
I controlli alla partenza sono rigorosi, ma sia le Dogane che la Guardia Costiera non possono fermare navi e merci. Prosit.
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Di positivo c’è che si tratta di lavoro italiano di alta tecnologia, quindi è importante preservarlo. In quanto all’embargo, beh per adesso il gas russo continua ad arrivarci, dunque avanti con il vecchio detto: “Di Franza o di Spagna/ purché se magna…”.
Antonio Fulvi
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