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Uggè, le parole e i fatti

Paolo Uggè

ROMA – Paolo Uggè, – presidente di FAI–Federazione Autotrasportatori Italiani – non ha mai avuto peli sulla lingua. Questa volta, sul web, il suo intervento è più urticante del solito e rigoroso sui dati. Lo riportiamo pari pari.

 

Sentiamo parlare di progetti che promettono una crescita del Paese adeguata alle aspettative. Gli ultimi dati dell’Ufficio di Bilancio, organismo parlamentare, ci restituiscono una situazione destinata invece a confermare i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni.

In realtà la spesa in un anno è più legata ad anticipazioni, quindi non pagamenti, legati all’avanzamento lavori di opere annunciate, più volte.

In un anno non è stato superato l’importo di 1,2 miliardi euro, anziché i 13,7 miliardi millantati. Quindi solo il 9% di quanto deliberato.

Avremo la medesima ripetizione per gli anni a venire dal 2022 al 2026 dove i valori assicurati si aggirano intorno ai 28 miliardi annui?

Dove finiranno i 30 miliardi di euro previsti dal programma 2014-2020 del Fondo di Sviluppo e Coesione e quelli ulteriori previsti dal 2021 al 2027?

Sarebbe interessante conoscere quanto del primo acconto di 6,3 miliardi di euro, stanziati dal Cipe in 14 mesi siano stati realmente spesi.

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Spesso si sente parlare dello sviluppo del mezzogiorno e di potenziamento dei corridoi transalpini. Ebbene a fronte di ciò, è inconcepibile come non si riesca a riconoscere l’importanza e l’urgenza di realizzare:

  • un collegamento della Sicilia col continente attraverso il ponte sullo Stretto, o della costa tirrenica con quella adriatica, o della Campania con la Puglia,
  • né si capisce come si possano sottostimare gli impatti delle limitazioni alla circolazione ai confini (penso in particolare al Brennero).

Eppure, basta leggere gli interventi del PNRR per rendersi conto che queste opere infrastrutturali indispensabili sia per potenziare la mobilità delle popolazioni che per lo sviluppo e competitività di zone di grande rilevanza, siano considerati meno importanti della realizzazione di interventi mirati al superamento dei combustibili fossili.

Giusti e condivisibili gli interventi per ridurre emissioni, ma se non si creano collegamenti e infrastrutture, si nega al Paese qualsiasi prospettiva di crescita.

Nessuno vuole sottostimare l’importanza di tali interventi per la tutela dell’ambiente, nutriamo tuttavia il fondato dubbio che essi rispondano innanzitutto alle esigenze di pochi gruppi finanziari. Infatti, se non si considera il contesto mondiale non omogeneo entro cui vengono prodotte le emissioni inquinanti, se non si agisce garantendo il principio di neutralità tecnologica, se non ci si adopera per omogeneizzazione il trattamento fiscale dei prodotti energetici, si finisce solo per penalizzare alcune economie senza che l’ambiente ne benefici.

Chi assume decisioni in materia ambientale, dovrebbe ricordare sempre che la zona euro partecipa per il 15% circa alla produzione delle emissioni inquinanti la Cina per il 19% e gli Usa per il 23% circa

e che l’imposizione fiscale in Europa sul gasolio vede differenze notevoli tra i diversi Stati membri, o rischia di generare penalizzazioni che si riverseranno sulle attività produttive e comprometteranno la competitività del nostro Paese.

Vorremmo meno annunci e più concretezza.

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Pubblicato il
18 Maggio 2022
Ultima modifica
19 Maggio 2022 - ora: 11:25

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