Guerra in Ucraina, siamo anche noi italiani a rischio?
Dopo quasi tre mesi di combattimenti, e alcune decine di migliaia di morti, non si vede all’orizzonte la tanto sospirata pace. E malgrado sembra essere subentrata una sorta di assuefazione, specie tra i giovani, c’è chi teme un coinvolgimento diretto. Come Roberto C. da La Spezia:
Mi sembra d’essere in uno strano mondo: ucraini e russi si scannano, il Mar Nero è diventato un inferno di mine e di navi incendiate, i nostri politici si tirano i capelli l’un l’altro sull’invio o meno di nostre armi ma alla fine sembra che l’unica vera preoccupazione degli italiani sia che ci venga a mancare il gas.
Ma non ci rendiamo conto che siamo coinvolti in una guerra che può arrivare anche sulle nostre case?
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Lei ha toccato un tema ovviamente complesso e articolato: perché non c’è dubbio che anche l’Italia, non tanto per le (poche e vecchie) armi fornite agli ucraini ma per le sanzioni, i sequestri di ville e yacht peraltro regolarmente pagati, e prima di tutto per l’appartenenza alla Nato, non si è certo tirata fuori.
Quello che più meraviglia, come sottolinea anche lei, è che nel nostro paese la guerra alle porte sembra l’ultima delle preoccupazioni.
Ci toccano più nella pancia alcune delle ricadute: prezzo della benzina e dei generi di consumo, flusso de profughi, mancato flusso dei ricchi turisti dell’Est Europa, eccetera.
Il gas?
Nel suo porto, come nel nostro, continuano ad arrivare – anzi sono aumentate – navi con gas russo da Novorossiysk o dal Kazakistan, il greggio dalla Libia, frutta e granaglie dal Sud America. Arrivano e aumentano le navi da crociera, la gente pensa alle vacanze. E forse è giusto così: chi vuol esser lieto sia, del domani non c’è certezza…
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