L’ANCIP-pensiero su art. 5 e 17 e sulla Riforma
L’ANCIP, l’associazione delle compagnie portuali, ha diramato una lunga nota sulla valenza degli articoli 17 dalla quale estrapoliamo, per ragioni di spazio, i seguenti passaggi.
La storia dell’ex compagnia portuale di La Spezia si è chiusa in modo inglorioso prima della riforma. Non sta a noi valutare le motivazioni che hanno condotto quella realtà alla rissosità e all’autodistruzione, ma sicuramente non può essere assunto come modello della portualità nazionale.
Nulla da ridire contro lo strumento del comma 5 che è stato voluto dal legislatore proprio per intervenire in assenza della possibilità di istituire il comma 2. Non a caso tutti i commi 5 esistenti sono il risultato di risposte date a situazioni complesse e spesso sbagliate nei vari porti.
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Ben venga una situazione come quella di Trieste dove si è rimediato con un comma 5 all’inefficienza ed all’assurda proliferazione di articoli 16 spuri in guerra fra di loro. È successo anche grazie alle capacità e alla lungimiranza di grandi esperti di portualità come Zeno D’Agostino e Mario Sommariva.
Dove il 17 comma 2 funziona e dove la collettività portuale ha saputo capirne l’importanza e il valore, questo ha rappresentato la miglior scelta possibile effettuata da “imprenditori” che certamente non hanno nulla da imparare e che sono riusciti a perseguire utilità, sviluppo e profitto senza comunque infrangere le regole del mercato e ottenendo economia di scala e soprattutto flessibilità nei momenti di crisi che mai come in questo periodo (pandemia e guerra insegnano) sono stati uno dei più grossi problemi dei porti.
Ulteriore valore aggiunto della formula di 17 comma due è dato dal fatto che i lavoratori si sentono non solamente dipendenti e strumenti dell’efficienza di un porto ma protagonisti.
Ogni lavoratore dell’articolo 17 si sente un po’ padrone del porto e se questo qualche volta può dare adito a minime difficoltà, alla resa dei conti significa che questi lavoratori hanno a cuore certamente il loro stipendio certamente la loro condizione di lavoro certamente la salute loro e della famiglia ma soprattutto tendono allo sviluppo e al successo del porto in cui lavorano.
In conclusione, siamo convinti che le opportunità che la legge consente vadano utilizzate tutte. Quindi sì all’articolo 17 comma 2, comma 5, al lavoro dipendente e al lavoro interinale tutelato, ma nessuno può dire che uno strumento o l’altro siano inefficienti o superati.
L’efficacia di un porto nasce dalla giusta miscelazione di tutti questi ingredienti e dal dosaggio opportuno della professionalità, delle risorse, delle culture e delle esperienze che contraddistinguono tutti i porti italiani.
A.F.
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