Pescherecci fermi, il mare ci guadagna?
Ci scrive sul web un lettore dell’isola d’Elba che si definisce attivista di Marevivo, la nota associazione ambientalista diffusa in tutta Italia:
La serrata dei motopescherecci, dovuta agli spropositati aumenti del costo del gasolio, mette certo a rischio un antico e duro mestiere oltre alla buona tavola di tanti appassionati. Ma mi chiedo se non vada letta anche come un bene per la salvaguardia del mare e delle specie ittiche. Abbiamo spesso operato lungo le nostre coste per ripulire i fondali da tante e tante reti abbandonate che hanno distrutto intere praterie di posidonia, oltre ad aver sconvolto colonie coralligene e rifugi di pesci, polpi, crostacei, eccetera.
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I periodi di fermo pesca stabiliti per legge non sembrano aver dato risultati significativi e l’itticoltura viene snobbata dai consumatori che preferiscono il pesce “selvaggio”. I pescherecci non rispettano sempre nemmeno le zone di parco dove la pesca è assolutamente proibita. Capisco che per i reati di pochi (spero!) una intera categoria sia finita sotto accusa, ma cominciamo ad essere in molti a pensare che la serrata di questi giorni non sia poi il peggio…
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La pesca intensiva, come tutte le attività umane sviluppate in eccesso, porta a rischi non solo per l’ambiente ma anche per la società. Tutto ciò premesso non si può a nostro parere colpevolizzare una antica categoria di lavoratori perché ci sono al suo interno anche dei pirati. È vero che questi ultimi creano danni gravi: ma più grave ancora è voler punire in toto un mestiere antico come l’uomo. Come sempre, c’è una questione base di misura e di educazione, che investe anche la scuola. Come ci insegna Ted, il bambino qui fotografato che costruisce con l’argilla colorata i suoi amati e rispettati pesci di mare.
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