Quasi guerra o mezza pace
ROMA – Il rombo dei cannoni e il rotolar dei carri armati sulle pianure dell’Ucraina hanno riportato nei più anziani le cronache della seconda guerra mondiale, quando proprio davanti a Kiev si scontrarono in una gigantesca battaglia tra centinaia e centinaia di carri gli eserciti tedeschi (con il nostro corpo di spedizione italiano) e quello russo supportato da mezzi americani e inglesi.
Fu allora la più grande e sanguinosa strage tra carri armati con decine di migliaia di morti. E oggi quella piana è di nuovo in fiamme: con l’Europa che palpita per le proprie frontiere e l’intero mondo che – per quanto si vede solo a parole – si schiera da una parte o dall’altra.
Inutile pensare che oggi, se non si raggiungerà presto una tregua reale, la guerra non ci interessi. Le conseguenze per l’economia mondiale sono già pesanti, per l’economia italiana ancora peggio.
Basta leggere: esportiamo in Russia molto, in alcuni settori moltissimo: moda, macchinari, project cargo. I russi sono turisti agognati, acquistano i nostri grandi yachts, i vini pregiati, l’alimentare d’alta gamma. E poi c’è il problema del gas, il 45% importato proprio dalla Russia. Quando proprio adesso si cominciava a respirare nella coda della pandemia in calo, non ci voleva. Ed è comprensibile che gli italiani, ma anche molti degli europei, non siano affatto contenti dell’ipotesi di andare a morire per Kiev.
Per sanzioni? Quasi tutti i commentatori sottolineano che non hanno mai risolto le crisi, anzi le hanno incattivite: ma l’unica alternativa alle sanzioni sarebbero le armi.
Morire per Kiev?
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Se c’è uno spiraglio di positività in questo dramma, è dall’avvenuta presa di coscienza della nostra dissennata politica energetica negli anni passati. Come riferisce il presidente di Federpetroli Italia Michele Marsiglia, “Nel discorso alla Camera dei Deputati da parte del presidente del Consiglio Mario Draghi inerente l’Informativa sulla Crisi Ucraina si percepisce una svolta sull’Energia italiana a cui non assistevamo da oltre dieci anni” .
“Come Federpetroli Italia – ha detto ancora Marsiglia – percepiamo una volontà questa volta diretta e chiara di cambiamento nell’interesse e nella salvaguardia di un paese come la nostra penisola che, non dovrà più essere fanalino di coda nel mercato e settore energetico internazionale. È ora che tutti gli operatori del settore mettano da parte l’orgoglio, l’unica via per perseguire una strada chiara è quella di sedersi ad un Tavolo per definire con tutti i rappresentanti delle diverse forme energetiche sfruttabili nel nostro Paese, una politica energetica di salvaguardia per l’Italia. Siamo certi che, con la forte politica del Governo e dei ministeri competenti dell’Economia e della Transizione Ecologica, in poco tempo, si possa dare al nostro Paese un contributo di elevata diversificazione strutturale delle risorse energetiche disponibili, per preservare, non solo oggi ma anche in futuro, situazioni di disagio economico e geopolitico a cui la scena internazionali dei prezzi e dei mercati potrà manifestarsi”.
“Piena collaborazione da parte della FederPetroli Italia – conclude Marsiglia – al governo Draghi e di altri attori rappresentativi Istituzionali vicini al settore per una Politica Energetica che anche all’Europa potrà dare un valore aggiunto” in conclusione la nota.
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