Autoproduzione a Genova la Cisl chiede limitazioni

Salvatore Pellecchia
GENOVA – “Il sistema dei trasporti della Liguria è particolarmente nevralgico a livello nazionale, per questo siamo fermamente convinti che vada rafforzato in ogni sua parte”. È quanto ha dichiarato Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, a margine del XII Congresso della Fit-Cisl Liguria.
“In questa fase pandemica – ha detto Pellecchia – è necessario continuare con gli aiuti e chiediamo che anche il settore crocieristico non sia lasciato indietro in questo senso. In una prospettiva di lungo periodo, invece, occorre accelerare gli investimenti infrastrutturali, a partire dalla realizzazione del Terzo Valico, opera molto attesa dal territorio e da tutto il Nord Italia. In generale tutti i collegamenti ferroviari e autostradali vanno rafforzati”.
“Uno dei più importanti asset strategici che si dovrà sviluppare sarà la nuova diga foranea. Un’opera che è diventata indispensabile per la vita del porto di Genova ed anche del territorio ligure. È impossibile procastinarla, viste le dimensioni dei giganti del mare, navi che sono ormai capaci di portare 23mila TEUs, oltre a quelle da crociera anche loro ormai esplose e capaci di raccogliere circa 5mila presenze a bordo tra marittimi (1.500) e passeggeri (3.500) anche qui con dimensioni ormai difficili da gestire nel porto vecchio. I finanziamenti di quasi 1 miliardo di euro sono stati stanziati: ora dobbiamo solo partire.
“Il porto di Genova è uno dei più importanti d’Italia – continua la dichiarazione del sindacalista – e necessita non solo di costanti investimenti, ma anche di norme che ne consentano una crescita ordinata. A questo proposito torniamo ad auspicare che si applichino le norme sull’autoproduzione per garantire la sicurezza del lavoro e dei lavoratori su tutte le navi e in tutti porti. Lo stillicidio silenzioso delle morti sul lavoro, che riguardano tutti i settori dei trasporti e la portualità fra questi, va bloccato. Di lavoro non si può continuare a morire. Nei porti una potenziale causa di questo fenomeno – ha sostenuto Pellecchia – è certamente l’autoproduzione, perché per motivi di costi costringe i marittimi a svolgere compiti che per ragioni di sicurezza spetterebbero ai portuali, che sono stati formati per svolgere queste attività nelle migliori condizioni”.