Onorato oppure disonorato?

Vincenzo Onorato
LIVORNO – Tranquilli, so bene di inoltrarmi su un terreno minato. Ma siamo in un giornale che si occupa di armamento e logistica: e siamo un giornale che di fronte a un problema sul quale stanno bombardando le TV di tutte le reti – quale più, quale meno – non può far finta di dormire.
Dunque, la magistratura ha aperto un’inchiesta sui rapporti tra Beppe Grillo e Vincenzo Onorato: il quale, armatore di Moby e Tirrenia, avrebbe chiesto al leader dei 5stelle di “appoggiarlo” con il governo nella campagna a sostegno delle sue compagnie. Richiesta d’appoggio, secondo le accuse, affiancata anche da contributi pubblicitari al Movimento, diretti o indiretti. Da chiarire.
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Premesso che la “presunzione di innocenza” deve valere per tutti, persino per gli armatori che chiamano la loro barca “Mascalzone latino”, mi chiedo chi – nell’ipotesi che sia reato chiedere a un governo di dare una mano a società armatrici con centinaia di dipendenti italiani – davvero sia …senza peccato. A scagliare la prima pietra, nel mondo delle grandi imprese, potrebbero essere davvero pochi. Semmai bisognerebbe capire se a legittime richieste siano o no seguiti illegittimi “bashish”. E se le pagine di pubblicità, sui giornali o sul web, possano o no essere considerate corruzione. Nel qual caso rischieremmo di essere tutti corrotti. O di chiudere bottega.
Fiducia nella magistratura, è sempre il motto in questi casi. Dunque, fidiamoci. E speriamo che sia chiarito anche il principio di fondo di cosa è permesso e cosa no nei rapporti con un governo, per non essere disonorati.
Antonio Fulvi
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