LIBRI RICEVUTI – “Eulero, un genio matematico a bordo” di Cristiano Bettini
(di Antonio Fulvi)
(edizioni ETS)
Euro 23
Devo confessarlo subito: da buon cultore delle lettere ma pessimo ex studente di Liceo Scientifico, mi sono avvicinato con notevole preoccupazione a questo libro che l’amico ammiraglio Cristiano Bettini mi ha voluto donare. Per me un matematico, specie del ‘700 era (e rimane) più incomprensibile di un marziano. E mi ricorda la pelle d’oca con cui affrontavamo malgrado le equazioni di terzo grado nonché i problemi connessi.
Bettini però è un caro amico e mi ha deliziato con altri suoi libri, come “Oltre il fiume Oceano” e i tre volumi di “Come progettavano i velieri”. Per di più è uno che è andato a vela in tutto il mondo, e come meta amato veleggiare in solitario sulla propria barca, ancora oggi coccolata e accudita a Viareggio. Dunque, “noblesse oblige”.
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Ed ecco la conclusione: delle 260 pagine fitte fitte, confesso di aver saltato a piè pari le quattro schede tecniche finali e l’appendice sulla balistica (Cristiano mi perdonerà la franchezza, ma ho i miei limiti). Però mi ha intrigato con l’appendice 4, inserita a tradimento nelle ultime pagine, dove analizza le barche ancora motoscafo della Coppa America (“Alinghi” del 2003) sulla base fluidodinamica computazionale secondo le formule di Eulero. E mi ha insegnato che alla base della progettazione di “Alinghi” e dei suoi successi c’era anche il lavoro di un matematico italiano Alfio Quarteroni, che ovviamente non è mai comparso nei resoconti sportivi ma ha applicato formule rivelatesi essenziali.
Tutto ciò premesso, devo riconoscere che questo libro di Cristiano Bettini non è un libro facile. È scritto con il cuore e la passione, ha riferimenti storici importanti, presenta uno spaccato della vita culturale e scientifica tra la Russia di Federico il Grande e il resto dell’Europa quando San Pietroburgo era davvero l’ombelico di certe scienze: ma va delibato a brevi sorsi, riflettendoci sopra. Per chi ha la passione dello scoprire aspetti di una società e di un mondo che la scuola ci aveva frettolosamente nascosto, comprese le velenose invettive di Voltaire e le piccolezze sarcastiche dello stesso Federico su Leibniz, definito “un buono a nulla incapace persino di fare la guardia”. Ci sono tante perle nascoste, che mi hanno fatto perdonare le formule algebriche. E sono convinto che mi darete ragione.
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