Speriamo che ce la caviamo
LIVORNO – Le buone intenzioni sono tante: ma di buone intenzioni, dice un antico proverbio, sono lastricate le strade dell’inferno. Così sembra essere la levata di scudi dell’UE – recentemente ripresa da Luigi Merlo nell’intervento che abbiamo anche noi riportato – sulla corsa al “cold ironing”, ovvero agli impianti di banchina per dare energia elettrica alle navi attraccate. Ci si chiede, in particolare, se con i costi attuali dell’energia elettrica – che non sembravano destinati a calare a breve – sia davvero conveniente spendere milioni per impianti che fornirebbero energia a costo superiore a quella prodotta a bordo, senza nemmeno il vantaggio ambientale in quanto la stessa energia del “cold ironing” verrebbe da centrali inquinanti. Contraddizioni dell’ambientalismo da salotto o siamo noi tardi a capire?
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L’analisi pubblicata nel numero scorso a firma di Fabrizio Vettosi, che ha colpito fino all’osso l’attuale mancanza di coordinamento nel florilegio degli investimenti pubblici sui porti, ha raccolto consensi ma anche dissensi, com’era del resto previsto. Nessuno ha contestato, ad oggi, le cifre inanellate dal bravo analista. Qualcuno ci ha contestato la visione di Vettosi secondo la quale i porti italiani che si affannano a chieder soldi per le infrastrutture non vanno valutati solo in funzione del mercato nazionale, ma anche della proiezione come “Gates” verso il Centro e Nord Europa: nel qual caso tutte le infrastrutture finanziate e quelle in finanziaria, compresa la livornese Darsena Europa, avrebbero una ragione. Come abbiamo già scritto, interventi sul tema saranno ospiti nelle nostre colonne.
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Un certo Erasmo da Rotterdam scrisse nel 1500 un famoso testo: “Elogio della follia”. Qualcuno ricorda un altro elogio, quello di Luis Sepulveda “Elogio della lentezza”, assai più recente. Non li cito a caso: non so bene a quali attribuire, a questo punto, la lunga, lunghissima attesa per la conclusione di due importanti provvedimenti per il porto livornese: l’avvio della ristrutturazione del bacino di carenaggio assegnato al gruppo Benetti ormai da quasi un anno; e la soluzione dell’infame nodo stradale e ferroviario del Calambrone, che condiziona l’accesso alle darsene dei container e dei ro-ro e crea un caos specialmente estivo tra traffico pesante e flussi turistici per Tirrenia. Si parla ancora di progetti da definire e nella conferenza stampa di fine anno del sindaco si è scoperto che ancora Comune e AdSP non si sono nemmeno parlati sulle soluzioni.
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Vorrei aggiungere altro, ma non voglio essere accusato di depressione d’inizio anno, anche se forse ne sono, come molti, davvero vittima. E allora, coraggio. Noi, speriamo che ce la caviamo…
Antonio Fulvi
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