Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Ma davvero è un buon piano?

MILANO – Un piano rivoluzionario, con valanghe di finanziamenti? Piano: Fabrizio Vettosi, che nel numero scorso del nostro giornale ha fatto le bucce alla corsa scoordinata per le nuove infrastrutture portuali, ricorda su Ship2Shore che una cosa è stanziare finanziamenti da parte del MIT per le ferrovie, altra è realizzare. E specialmente, realizzare su progetti veramente fondamentali per il cargo. Ecco un passo del suo nuovo intervento.

[hidepost]

*

“In Italia manca una ‘Strategia Logistica’ ed i relativi interpreti, mentre non sono mai mancate le risorse finanziarie. Ben venga la capacità di delivery mostrata dal MIMS nel firmare decreti per un controvalore superiore al 70% delle somme stanziate nell’ambito del PNRR; ma il fatto di averle decretate non significa averle già spese. Tutto ciò sembra una corsa dettata da un obbligo che non una convinta decisione frutto di una strategia in ambito logistico.

In Italia si è investito negli ultimi 20 anni il 2% del PIL in infrastrutture di trasporto, ma lo si è fatto male e non rispettando i tempi.

Dal PNRR balza agli occhi dell’analista l’enorme divario nell’allocazione tra due sub-missioni: 24,7 miliardi per la rete ferroviaria (prevalentemente destinati ai passeggeri), appena 0,63 miliardi per l’intermodalità logistica integrata.

“L’ottica politica è quella Keynesiana volta alla domanda indotta piuttosto che all’efficienza.

“L’attuale quadro vede il trasporto combinato pesare per il 20% del totale domestico, mentre la sola modalità ferroviaria si attesta poco sopra il 10%.

Ma è proprio necessario creare nuove opere? Che senso ha bucare gli Appennini con opere che costano 30 milioni a Km mentre basterebbe migliorare l’infrastruttura ferroviaria di ultimo miglio oppure adeguare l’asse Tirrenico da Civitavecchia in su per valorizzare quello che già c’è?

“Mentre le risorse aggiuntive così liberate potrebbero andare a finanziare il ferrobonus, raggiungendo due obiettivi: aumentare la distanza media del combinato strada-ferro (inferiore ai 500 Km) e ridurre il costo a Ton/Km. avvicinandolo e rendendolo competitivo al tutto strada.”

*

Ci sembra perfettamente logica la considerazione che invece di bucare l’Appennino si potrebbe sviluppare la rete ferroviaria costiera, come peraltro indica il recente “pentimento” dell’UE sulle TEN-T….

A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
8 Gennaio 2022
Ultima modifica
10 Gennaio 2022 - ora: 17:59

Potrebbe interessarti

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora

La quiete dopo la tempesta

Qualcuno se lo sta chiedendo: dopo la tempestosa tempesta scatenata a Livorno dall’utilizzo del Tdt per le auto di Grimaldi, da qualche tempo tutto tace: sul terminal sbarcano migliaia di auto, la joint-venture tra...

Leggi ancora