Energia, urge “stappare” i pozzi esistenti

Michele Marsiglia
ROMA – Il prezzo della benzina e delle bollette legate al consumo di energia è salito a livelli catastrofici. Tra le soluzioni che si leggono in questi giorni, la più concreta – riporta il sito “L’Opinione delle Libertà” – è l’annuncio dell’entrata in funzione di un impianto dimostrativo per la produzione di energia tramite la fusione nucleare. L’impianto, progettato dalla canadese General Fusion, entrerà in funzione nel 2025 a Culham, nel Regno Unito. La General Fusion è finanziata dal magnate Jeff Bezos e ha trovato un accordo con la Uk Atomic Energy Authority (Ukaea), l’agenzia governativa che si occupa di fusione nucleare. Sarebbe una svolta epocale come l’invenzione del motore ad acqua, perché il nucleare da fusione è sicuro e non inquina, anche se non è ancora dietro l’angolo. Comunque sia, nei Paesi nordici e anglosassoni la ricerca nel campo delle nuove energie non è ferma ai pannelli fotovoltaici cinesi, come avviene in Italia.
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A proposito dei rincari del prezzo dell’energia, tema che riguarda i conti di ognuno come la politica internazionale, L’Opinione delle Libertà ha intervistato Michele Marsiglia, presidente di FederPetroli Italia.
Presidente Marsiglia, il ministro Cingolani dichiara che “non si tratta di trivellare di più, ma di usare giacimenti esistenti, che sono chiusi e possono essere riaperti in un anno. Senza nuovi investimenti nell’estrazione o un ritorno al nucleare civile non ne usciamo. Cosa propone FederPetroli?
Anche se può sembrare poco politically correct, quello che il ministro Cingolani dice oggi noi di FederPetroli Italia lo ribadiamo da anni. La situazione è molto semplice: in Italia ci sono pozzi a olio e gas già perforati e “tappati”. Vuol dire che basta aprire il famoso rubinetto e possono entrare in produzione facendo transitare gas che arriva nelle nostre case e olio diretto alle raffinerie. Tutto questo porterebbe a oltre il 45 per cento di diminuzione di costo sulla bolletta energetica delle famiglie italiane. Le politiche di Transizione sono delicate e vanno curate, altrimenti si entra in situazione di crash, con enormi danni alle aziende e all’occupazione”.
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