Idrogeno e metano, le opzioni
LIVORNO – L’idrogeno sarà il prossimo futuro per la mobilità “carbon free”. L’ha ricordato Dino Menichetti, che abbiamo intervistato mercoledì scorso si temi che sta portando avanti la multinazionale FERCAM. E l’idrogeno fa parte di molti studi anche in Italia: peccato che nel nostro paese ad oggi esista solo un unico distributore d’idrogeno a Bolzano, limitando quindi necessariamente il suo ricorso per la crescita del parco Tir con questa alimentazione.
Dobbiamo una precisazione all’intervista: Menichetti aveva dichiarato che appunto, esiste un unico distributore di idrogeno in Italia, non che questa limitazione riguarda il bio-metano, che invece è molto più diffuso nel nostro paese (“segue logiche di approvvigionamento diverse” ci ha specificato il manager di FERCAM) ed è sempre più utilizzato.
Infatti, mentre per l’idrogeno è previsto l’utilizzo nello stato gassoso in serbatoi da 350 bar, che adesso possono arrivare fino a 700 bar, il metano liquido, sigla LNG (Liquefied Natural Gas) è sottoposto a un particolare procedimento di liquefazione che avviene comprimendolo a temperature molto basse (-161°) e questa trasformazione lo rende più facilmente trasportabile sulle lunghe distanze. “Basti pensare – sottolinea ancora Menichetti – che con 600 litri di metano gassoso si crea un solo litro di gas liquido”, quindi la compressione è significativa.
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Chiaramente i serbatoi degli automezzi LNG sono criogenici, una tecnica costruttiva che ormai è matura da tempo ma richiede lo stesso una buona specializzazione.
Come noto, l’LNG è oggi al centro di applicazioni sempre più estese nel campo della alimentazione dei motori sia terrestri che nautici per lunghe percorrenze ed è condizionato solo dalla ancora insufficiente, sia pure i forte crescita, rete di rifornimenti stradali e portuali.
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