Alimentazione a bordo delle barche
Chi l’ha detto che sulle barche, specie sulle barchette anche se cabinate, si debbano mangiare solo anink o carne in scatola? Ci scrive un lettore di Portoferraio, Francesco Tesei:
Forse l’argomento non è tanto di competenza della Gazzetta Marittima, ma sempre di mare parliamo. Assisto ogni estate – e comunque anche d’autunno, quando qui in rada sciamano tante barche cabinate – a scenette che meriterebbero di essere cine-riprese: grandi scafi dove si mangia come al ristorante, con tanto di tavola apparecchiata in pozzetto e cristalleria d’alto bordo, ed altri scafi – sia in rada sia all’ormeggio in darsena – dove gente allupata addenta con la faccia da fame panini inforni o cartate di patate fritte. Indipendentemente dallo spettacolo, mi chiedo: nell’uno o nell’altro caso, i rifiuti alimentari dove vanno? Non sempre sulle barche dove si cucina vengono conservati e poi conferiti a terra negli appositi cassonetti portuali. E l’olio alimentare usato, che è fortemente inquinante? Dove lo buttano? Non pretendo certo altri controlli di polizia oltre i tanti che già ci sono, ma una campagna nei “marinas” per l’educazione, questa sì…
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Mangiare a bordo, specialmente mangiare bene, è una piacevolezza per chi ama la barca: e non c’è niente di meglio di qualcuno che sappia cucinare anche sotto vela, quando lo scafo è inclinato in una bella bolina. Esistono apposta i fornelli basculanti: e chi ci sa fare è spesso più gradito di un esperto della navigazione satellitare. Ciò premesso, è vero che troppe volte troviamo a galla sacchetti di rifiuti alimentari mollati da qualche sciagurato. Ma per fortuna l’esempio dei migliori serve e nei porti i cassonetti sono obbligatori. Per l’olio alimentare usato, è in corso una campagna di Marevivo e di altre associazioni proprio per conferirlo in appositi contenitori. La maleducazione non deve condizionare il piacere della buona tavola. Compresa l’ironia della vignetta (Da Bolina) tra chi mangia bene e chi rosica un panino.
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