Quella difesa scatenata degli squali
Un lettore siciliano di Trapani, che si firma Colapesci (ovvio pseudonimo) ci scrive:
Nei giorni scorsi alla TV ho visto un servizio con tanto di saccenti commenti degli esperti su quella che sarebbe una strage di quali sui mari Orientali, per rifornire i cinesi della pregiatissima (da loro) leccornia delle pinne di pescecane. Nel servizio si ipotizzava addirittura che gli squali, per questa pratica, fossero una specie in via di estinzione.
Francamente, dedicherei più tempo e più impegno a difendere altre creature marine, a cominciare dai nostri tonni: sullo sterminio dei quali anche nel nostro Mediterraneo sono impegnatissimi grandi pescherecci addirittura provenienti dal Giappone. In quanto agli squali, io ogni tanto ne incontro quando vado a pesca fuori da Favignana, e se ai cinesi piacciano le loro pinne non me ne rammarico. Datemi ragione, di squali ce ne sono ancora troppi (anche non solo in mare ma questo è un altro discorso)…
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Un lettore spiritoso, questo Colapesci: che non crediamo si sia chiamato così per parafrasare il cantante quanto per ricordare il mitologico pescatore siciliano che riusciva a stare sott’acqua tanto da essere chiamato pesce dai suoi. In quanto agli squali, il discorso si fa lungo: il loro utilizzo a scopo alimentare scandalizza alcune associazioni di ambientalismo, anche perché qualche volta la loro pesca diventa di una inutile crudeltà, con il taglio delle pinne e il rigetto in mare dell’animale ancora vivo, ovviamente destinato a una lenta e dolorosa fine (se non subito sbranato da altri della specie). A ragione però Colapesci a ricordare che le stragi dei tonni – bellissimi e sempre più rari abitanti del Mediterraneo – non smuovono a compassione nessuno: e anzi ci sono stati tentativi di “turisticizzare” le loro mattanze. Per non parlare poi quelle dei pescispada. Chi ha incontrato qualche volta uno squalo in mare probabilmente preferisce vederlo solo come il ricordino nella foto che segue.
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