Il danno più grave
LIVORNO – Con il green pass e le troppe incertezze legate alla guerra contro il Covid, il danno forse più grave nel mondo del lavoro è arrivato dalla spaccatura all’interno del mondo, una volta compatto e quindi potente, del lavoro portuale. È un dato di fatto che il “pronunciamento” dei portuali di Trieste, rimasto quasi isolato ma non per questo meno grave, ha spaccato la categoria se persino l’associazione di tutte le compagnie, l’ANCIP, ha dovuto prendere posizione contro. In altri scali si è glissato, ma non in tutti. Altre associazioni di operatori portuali hanno preso posizione netta: Federico Barbera presidente di Uniport si è appellato al senso di responsabilità dei portuali, Debora Serracchiani capogruppo del PD alla Camera ha supportato la (lunga e complicata) circolare del MIMS sui “chiarimenti” per il mondo dei porti, i terminalisti hanno confermato di avere percentuali minime di non vaccinati (qualche terminal ha somministrato tamponi gratuiti ai pochi) e basse adesioni allo sciopero.
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Senza voler sottovalutare le difficoltà che il green pass ha creato al mondo del lavoro, quanto è successo e sta succedendo nei porti italiani sembra la punta dell’iceberg costituito dalla confusione che sul contrasto al Covid si è creata, non solo in Italia ma specialmente in alcuni settori del nostro paese. In tempi come gli attuali, dove il lavoro incontra mille difficoltà – quando c’è, il che non è scontato – il creare interruzioni della già delicata catena logistica nazionale sembra un grave errore. Sperando che diventi chiaro a tutti.
A.F.
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