Pesce allevato, sarà il solo futuro?

Nella foto: I dirigenti della cooperativa ittica di Capraia, all’avanguardia per l’allevamento in acque libere.
Alla fine di settembre c’è stato un importante convegno di Legambiente sulle filiere delle pesca. Ne abbiamo riferito sommariamente, ma a quanto pare suscitando anche alcune curiosità. Come quella della lettrice Michela Rossi di Firenze che ci scrive:
I giornali, compreso il vostro, hanno riferito dei dibattiti che si stanno moltiplicando sull’allevamento dei pesci ai fini alimentari. Con tanto di ipotesi, a mio dire catastrofiche, sull’esaurimento a breve del pesce pescato. Mi chiedo: è vero che negli allevamenti ittici si danno ai pesci dosi massicce di antibiotici?
È vero che anche l’acqua di mare delle vasche d’allevamento è medicata?
E perché i ristoranti sono obbligati per legge a scrivere se il pesce servito è di allevamento o “selvaggio”?
Solo perché il gusto può essere diverso?
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Mammamia, che argomento ci tocca affrontare! Proviamo a semplificare al massimo: la pesca intensiva ha creato davvero problemi ad alcune specie ittiche, che si sarebbero avvicinate al punto di estinzione. Nel Mediterraneo sarebbero a rischio il tonno rosso e anche le sardine (benché su quest’ultimo punto ci siano divergenze di opinioni). Sono state perciò varate leggi che vietano la pesca per certi periodi, specie riproduttivi: divieti sui quali non tutti sono d’accordo.
L’allevamento ittico: non l’abbiamo inventato oggi, lo facevano i greci, i romani, i cartaginesi, ma anche i cinesi e i giapponesi in tempi addirittura pre-storici. Oggi gli allevamenti sono controllati dalle autorità sanitarie ed hanno tanto di “bollino” di sicurezza. Gli antibiotici? Forse sì: come del resto al pollame e agli allevamenti intensivi a terra. Poi ci sono allevamenti e allevamenti: quelli in masconi in cemento con ricambio continuo d’acqua grazie alle pompe, ma anche quelli in gabbie subacquee in mare libero, specie dove c’è corrente e il pesce nella vasca è costretto a nuotare, quindi sviluppa carne più compatta. Qualità e sapore: questione di gusti, è indubbio che qualche differenza i palati fini possono sentirla. Ma c’è differenza anche tra il pesce “selvaggio” dell’Adriatico e quello del Tirreno, per non parlare di quello dell’Atlantico o che arriva surgelato dalle Filippine o dal Madagascar.
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