I cento giorni di Draghi
LIVORNO – Leggo che secondo gli esperti uno stato moderno che voglia funzionare non deve avere più di diecimila leggi. E ce ne sono di virtuosi che ne hanno ancora meno.
Detto questo, reggetevi bene: perché l’Italietta nostra ne ha oltre centodiecimila, tra e quali (fonte Il Sole24Ore) ancora oltre settemila decreti reali e una ventina di Mussolini.
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Vi sentite ribollire il sangue? C’è di molto di più: capisco di essere sadico, ma bisogna aggiungere a tutto questo altre migliaia – l’istituto Normativa che fa capo al presidente del consiglio dei ministri non è stato in grado di contarli con esattezza – o addirittura decine di migliaia di leggi, leggine e decreti emessi dalla Regioni, dalle Province e anche dai Comuni. L’hanno chiamato pudicamente “disordine normativo”: a questo punto c’è da chiedersi come può fare un povero cristo qualsiasi a non incappare, senza volere e senza nemmeno saperlo, in qualche reato. C’è rischio anche a starsene fermi e non far niente: può scattare “l’omissione di atti d’ufficio”.
Non sono considerazioni accademiche. Il premier Draghi ha chiesto cento giorni per cambiare l’Italia. Suppongo ed auspico in meglio. Cento giorni, come quelli di Napoleone, ricordate? A Lui costarono cari: ma in questo caso non costerebbero cari a Draghi ne a tutti noi se non ce la facesse.
A.F.
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