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Montecristo ripulita dal relitto “Bora Bora”

ROMA – È terminato il recupero dei resti sommersi del relitto del Motopesca “Bora Bora”, incagliatosi e affondato nel giugno del 2019 nelle acque prospicienti l’isola di Montecristo.

Nelle tre fasi in cui si sono articolate le operazioni (3-6 marzo / 26-27 marzo / 3-5 agosto 2021) come riferisce l’ammiraglio Aurelio Caligiore del Ministero dell’Ambiente, è stata bonificata un’area marina ricompresa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano sui cui fondali giacevano complessivamente circa 67.800 kg di rifiuti.

I lavori sono stati condotti congiuntamente da tre ditte:

– Sales S.p.A. di Roma, che è intervenuta con i Motopontoni “Filippo” e “Massimo” ed ha proceduto a rimuovere dal fondale marino i resti del Motopesca, oltre ad un considerevole numero di pneumatici che fungevano da parabordi a protezione dello scafo;

– S.T.M.P. (Servizi Tecnici Marittimi Portuali) S.r.l. di Piombino, che ha svolto i lavori subacquei con squadre di tre sub, barca appoggio e, per la terza fase, rimorchiatore “Phalesia” con Grue in appoggio;

– P.I.M. (Piombino Industrie Marittime) S.r.l. di Piombino, che si è occupata del riciclo e smaltimento del materiale recuperato.

L’operazione è stata possibile grazie al finanziamento privato dei seguenti imprenditori, qui riportati, meritevoli di particolare apprezzamento per la sensibilità ambientale dimostrata: Umberto Risso “Gruppo AGN Energia-Autogas Nord Spa”; Angelo Colussi “Colussi Group”; Paolo Ghinolfi “Si fà noleggio a lungo termine”; Andrea Rovini “Società Eurit Spa”; Leonardo Basilichi “società Evergreen Group”; Tiziano Nocerini “Conad-Nocentini Group”; Mario Lanera “Assoshipping Group-Ibla Ferries Srl”.

La questione dei relitti affondati, semiaffondati e abbandonati nell’ambito dei porti e nelle immediate vicinanze, rappresenta un problema serio che richiede l’intervento del legislatore, per modificare l’istituto del recupero presente nel Codice della Navigazione (art. 507) e nel relativo Regolamento di esecuzione, istituto da ritenere oramai inadatto e impraticabile per poter rimuovere gli oltre 700 relitti insistenti e censiti nei porti e lungo le coste del paese.

Infine è da porre in rilievo il contributo prestato dai comandanti della Guardia Costiera di Portoferraio e Piombino, capitano di fregata Antonio Morana e tenente di vascello Valerio Chessari, e dai loro uomini e donne, nonché l’azione svolta dai militari del Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera presso il Ministero della Transizione Ecologica, che hanno concorso al buon esito del primo “esperimento” in Italia di recupero di un relitto con risorse rese disponibili da finanziatori privati.

Pubblicato il
18 Settembre 2021

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