Pirateria, proprio non si può estirpare?

Nella foto: Un’esercitazione nel golfo di Guinea sulla “Grande Cotonou” di Grimaldi.
Dal web ci arriva, firmata R.R. una domanda secca secca:
Ma insomma, la pirateria marittima non si può proprio estirpare? Eppure mi sembra che costi, in termini economici e di vite umane, in modo insopportabile…
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Il lettore ha ragione, ma estirpare totalmente un sistema antico che oggi si avvale anche di metodologie ultra moderne – comprese le supposte direttive via web da centrali europee o asiatiche informatissime – è come provare ad uccidere le mosche con un cannone.
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La vigilanza nelle aree a rischio aumenta, ci sono sempre più navi militari che pattugliano le coste: ma bisognerebbe colpire le basi a terra che non sempre sono raggiungibili o scoperte. Ci sono continuamente raid lungocosta, si usano i satelliti per individuare le barche, si adottano vigilantes sulle navi, ma anche i trattati internazionali hanno i loro limiti. Qualcosa si è fatto avanti al Corno d’Africa, ma in Guinea e negli stretti del Far East il rischio continua. Con molte presunte convivenze anche ad alto livello e non solo con poveracci che partono allo sbaraglio.
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