Armatori come Paperon de’ Paperoni?
Sono più d’uno i lettori che ci hanno chiesto, in termini diversi, quanto segue:
La crescita esponenziale dei noli marittimi sembra del tutto svincolata dalle spese che gli armatori delle grandi Alleanze sopportano, anche considerando il costo in aumento del fuel marittimo. Ma non esiste alcuna autorità internazionale di controllo, visto che ormai dall’ART italiana in poi si verificano anche i piccoli incrementi di costo degli altri vettori?
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Come pubblichiamo proprio in questo numero in prima pagina, i noli sembrano impazziti a crescere e se si calcolano in percentuale gli aumenti appaiono del tutto speculativi.
Però: senza voler giustificare operazioni che evidentemente il mercato mondiale sopporta e supporta, va anche considerato che l’armamento ha attraversato negli anni passati alcune pesanti crisi, tutte sulle proprie spalle. Inoltre tutti i principali gruppi armatoriali stanno investendo fortemente sulla costruzione di quelle nuove tipologie di navi che dovranno necessariamente mandare in pensione le attuali, anche se non totalmente ammortizzate. Le normative “green” impongono uno sforzo economico enorme in pochi anni, e per quanto il sistema bancario mondiale oggi sia strapieno di fondi, disponibile quindi a finanziare anche operazioni armatoriali costose se opportunamente garantite, gli armatori cercano di far cassa proprio per avere risorse proprie.
Continuerà ancora questa corsa ai maxi-noli? Come abbiamo pubblicato anche di recente, gli spedizionieri con le spalle più forti si stanno a loro volta organizzando, noleggiando navi trip al di fuori delle Alliances. Sarà probabilmente la concorrenza – compresa quella aerea – a calmierare il mercato della logistica marittima: ma è difficile pensare che si possa tornare all’epoca d’oro dei container a poche decine di dollari sulle rotte tra Europa e Far East.
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