Autisti TIR: mestiere duro ma che paga
MILANO – È l’argomento del giorno, compreso sui dibattiti televisivi: mancano in Italia autisti per i TIR, malgrado le paghe abbiano ormai superato quelle di un medico generico o di un laureato in materie letterarie. E non è soltanto il boom della ripresa dei traffici a breve scala a far crescere la domanda: mentre le politiche europee puntano sempre più sulla ferrovia, la realtà conferma che ancora oggi il TIR sulle lunghe percorrenze è altrettanto e forse più competitivo. I TIR d’oggi sono anche macchine estremamente evolute, che assicurano il trasporto door-to-door senza soluzioni di continuità.
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Perché allora mancano autisti? Perché anche con buone retribuzioni – si parla di oltre 3 mila euro al mese più eventuali benefit – i giovani non si fanno vivi? Il problema sembra essere la pesantezza dell’impegno: spesso l’autista non rientra a casa che dopo 15 giorni di grandi viaggi, dormendo a bordo nei piazzali degli autogrill, sottoposti a pericoli di rapine, a stressanti code ai valichi, ad autostrade non sempre agevoli, a controlli delle varie polizie non sempre corretti e amichevoli. Insomma una vita dura, cui molti giovani non sembrano essere preparati specie mentalmente. Peccato, perché è un lavoro che rende e che può anche gratificare.
A.F.
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