L’ART e i dettagli “omessi” da chiarire

Enrico Longhi
Dall’avvocato Enrico Longhi, attento lettore dal nostro giornale, riceviamo:
Leggo sulle vostre pagine l’intervento del presidente dell’Autorità Regolazione Trasporti e, nell’attesa di avere qualche debita reazione dalle Associazioni dell’Autotrasporto, rilevo che non è stata detta l’unica cosa importante e necessaria.
Il presidente ha infatti omesso di indicare quali interventi regolatori a favore dell’autotrasporto sarebbero stati fatti dal suo Ente.
Va ricordato infatti che la sentenza del Consiglio di Stato n° 926 – 1\2\21 espressamente afferma che “la platea degli obbligati non è individuata, come ritiene il rimettente, dal mero riferimento a un’ampia, quanto indefinita, nozione di ‘mercato dei trasporti’ (e dei ‘servizi accessori’); al contrario deve ritenersi che includa solo coloro che svolgono attività nei confronti delle quali l’ART, ha concretamente esercitato le proprie funzioni regolatorie istituzionali”.
È quindi inutile vantare come graziose concessioni ai sudditi le esclusioni dai tributi già previste dalla legge e dai regolamenti, e che in realtà escludono solo le micro imprese ormai in via di estinzione.
Ciò che dovrebbe essere detto per legittimare la pretesa di riscossione del balzello è “cosa ha fatto l’ART per l’autotrasporto”. Ha forse regolato le tariffe dell’autotrasporto? No perché in regime di libero mercato non è possibile e non rientrerebbe comunque tra i suoi poteri. Ha regolato o imposto limiti per le tariffe autostradali? Non risulta proprio. Ha regolato il prezzo dei carburanti? Men che meno.
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Chiariscano una buona volta a che titolo vogliono spremere denaro dagli autotrasportatori, e magari chiariscano che lavoro fanno gli oltre centocinquanta tra dirigenti dipendenti e consulenti, diverso da quello svolto dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
Grazie per l’ospitalità.
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Malgrado i recenti tentativi di trovare una forma di collaborazione tra l’Autorità di Regolazione dei Trasporti e i “regolati”, non sembra al momento che tutti siano disposti ad accollarsi il contributo che l’ART chiede: e che l’avvocato Longhi (ma non solo) contesta nella forma e nella sostanza. Siamo, di fatto, a uno scontro-confronto che è difficile sanare, anche perché la sentenza del Consiglio di Stato citata da Longhi non sembra lasciare molte scappatoie. Come sempre, su temi così importanti, ci si aspetterebbe che il Ministero competente sui trasporti aprisse un tavolo diretto di confronto tra le parti. Possiamo sperare?
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