Ripensare l’epoca dei giganti
BRUXELLES – “La grande nave portacontainer che ha bloccato il Canale di Suez per quasi una settimana sta dando luogo a un rapido riesame dell’ossessione dell’industria marittima per le dimensioni? O ci dimenticheremo dell’incidente ora che il collo di bottiglia è scollegato?” Da Bruxelles l’ESC consiglia di rivalutare la situazione insieme a tutte le parti interessate coinvolte.
Come noto l’ESC rappresenta oltre 75 mila proprietari di merci dell’Unione Europea, dalle PIM alle grandi imprese. Katsiaryna Kliuyeva per Europeanshippers ha diffuso in merito una lunga nota nella quale tra l’altro si ricorda che “le compagnie di navigazione europee per container che stanno impiegando molte navi portacontainer di grandi dimensioni hanno notevolmente ridotto il numero di porti per i servizi di chiamata diretta. Di conseguenza, i più grandi porti europei sono utilizzati ancora più intensamente da una quota crescente del commercio e, quindi, sono diventati facilmente congestionati. Allo stesso tempo, i servizi d’oltremare sono stati limitati o interrotti in molti porti secondari”.
“Il ricorso alle grandi fullcontainer non aiuta l’uso più efficiente della capacità portuale in Europa. I porti secondari sono serviti più frequentemente solo da collegamenti marittimi a corto raggio e da altri modi come il trasporto su chiatta e ferroviario. Questa situazione non è auspicabile tenendo conto del collegamento effettuato sulla capacità dei terminal e sui collegamenti con l’entroterra. Inoltre, l’impronta di carbonio totale della catena di approvvigionamento potrebbe essere influenzata negativamente dall’uso di navi ultra-grandi a causa dei numerosi trasbordi.
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“Il dialogo o lo studio con le parti interessate private e pubbliche – scrive ancora Kliuyeva – dovrebbe aver luogo e includere argomenti importanti come la limitazione delle dimensioni delle navi che entreranno nei porti europei in futuro. È inoltre fondamentale tenere conto dell’energia a basse o zero emissioni di carbonio che utilizzeranno le prossime generazioni di navi. Questo fatto renderà perlomeno irrilevante l’argomento di “un’impronta di carbonio inferiore per container spostato su navi più grandi” nella parte marittima della catena di approvvigionamento. L’efficienza complessiva nei territori europei dovrebbe prevalere sull’efficienza del trasporto marittimo. Nella situazione attuale, il trasporto di un container da un grande porto (che ospita le navi più grandi) alla sua destinazione richiede movimenti di trasporto sempre più lunghi con trasporti marittimi a corto raggio, camion, ferrovie o operazioni su chiatte.
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