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Le navi o gli ospedali

Dal signor Giovanni Torrente riceviamo su Facebook questa telegrafica nota, a commento della notizia delle costruzioni navali di Fincantieri per la Marina Militare italiana:

Fare qualche ospedale e case per chi è in mezzo ad una strada no? Tanto le tangenti qualcuno le fa uscire lo stesso…

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Il signor Torrente affronta un tema da sempre presente in ogni democrazia moderna: invece di armi e navi da guerra fare case per i meno abbienti, ospedali, strutture pubbliche di sostegno, lavoro. Qualcuno più autorevole di noi ha risposto al quesito ricordando che un paese civile che vuol vivere nella realtà e non nell’utopia deve fare tutte le cose elencate comprese le navi militari: che non sono solo una garanzia di sicurezza per il paese (“Si vis pax para bellum”) ma sono anche lavoro per migliaia di famiglie, sviluppo di tecnologie che poi migreranno anche nella nostra vita quotidiana, formazione di giovani alle stesse tecnologie, eccetera. Siamo in un mondo reale, signor Torrente, non nell’Arcadia: e anche costruire armi non è una ignominia, perché le armi di per sé non sono né buone né cattive, sono strumenti che possono essere usati per il bene o il male.

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Vecchi ed abusati concetti, ce ne rendiamo conto. Ma il nostro lettore dovrebbe anche informarsi sul valore per la nostra economia delle navi della nostra Marina: che quasi tutte sono oggi utilizzate anche a supporto delle calamità naturali e per il salvataggio marittimo. Su queste stesse pagine infine, riportiamo la notizia che grazie alle nostre capacità cantieristiche, riusciamo a vendere navi militari anche all’estero: il che ci consente di incassare valuta che speriamo possa essere utilizzata anche per i fini più sociali, come gli ospedali e le case di cui lei scrive.

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Pubblicato il
24 Marzo 2021

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